Da Marchizza a Tumminello passando per Keba. Uno schianto. I supercampioni sono loro, i ragazzi della Roma, che si divertono sul palco dello Stadio Olimpico e onorano lo scudetto sotto gli occhi di Spalletti, Massara e Baldissoni, spettatori interessati. Per Alberto De Rossi è la seconda Supercoppa dopo l’exploit del 2012 e il quinto titolo a livello primavera. Niente da fare invece per l’Inter, battuta per la terza volta in pochi mesi e mai capace di vincere questo trofeo: la differente qualità tecnica alla lunga ha premiato la squadra migliore.

ATTEGGIAMENTO – Il copione della partita era prevedibile: Roma a ragionare, a filare e tessere la manovra, l’Inter a sfruttare le mancanze dell’avversario per ripartire, con un telaio più fisico e speculativo. Vecchi ha impostato uno schieramento che assomigliava più a un 4-4-2 (almeno fino al 2-0) che al 3-5-2 annunciato con l’esterno sinistro, Miangue, a tamponare la velocità di Tumminello. De Rossi invece ha riproposto come centravanti Soleri, che aveva scontato la squalifica rimediata proprio contro l’Inter in campionato, affidandosi agli scatti di Keba che si sarebbe rivelato l’uomo chiave della finale entrando in tutti i gol.

ERRORI – In una finale inizialmente bloccata soltanto i gesti individuali potevano alterare l’equilibrio. E così mentre il portiere Crisanto, già campione d’Italia nella finale di Reggio Emilia, ha salvato la Roma su una bella volée di Pinamonti, la star dell’attacco interista, il difensore francese Gravillon ha commesso una grave sciocchezza al minuto 37: dopo aver mancato l’anticipo sulla verticalizzazione di Tumminello ha perso la pazienza scalciando da dietro Keba in area. Rigore ed esecuzione di Marchizza, proprio come in campionato tre settimane fa, per la gioia dei diecimila tifosi sistemati in Tribuna Tevere.

CAMBI – Nella ripresa Vecchi ha provato a sovvertire lo status quo chiedendo ai terzini di partecipare più al gioco. La Roma ha quindi arretrato il baricentro ma ha concesso complessivamente poco: un tiro di Rivas Vindel intercettato da Grossi a portiere battuto. In contropiede però ha saputo far male grazie alla sapiente regia di Bordin e alle irresistibili folate di Keba. Su una di queste e il conseguente assist, Tumminello si è trovato solo davanti a Di Gregorio e ha piazzato con precisione il piattone del 2-0 che ha anticipato di mezz’ora il verdetto della Supercoppa. A quel punto, persa per persa, Vecchi ha inserito il trequartista Bollini Frigerio, passando al 3-4-1-2, mentre De Rossi si è coperto con Perfection (ragazzone scovato tra i migranti dell’associazione Liberi Nantes) al posto di Soleri. L’Inter si è affacciata nell’area romanista con una testata del difensore Vanheusden disinnescata da Crisanto. Ma è stato ancora l’asse costituito da Keba, autore del passaggio, e Tumminello, poderoso nello stacco aereo, a costruire il 3-0. Dimenticata la squalifica di sei giornate rimediata proprio contro l’Inter nella semifinale scudetto, ecco a voi il fattore Tumminello: tra campionato e Youth League ha segnato 8 gol in 4 partite. Finito? Non ancora. Alla festa della Roma non poteva non partecipare il senegalese Keba che, servito davanti alla porta da una bella percussione di Pellegrini, ha schiacciato l’Inter al di là dei propri demeriti.

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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