Rassegna stampa
Roma, quanti rossi. Ma il club sta con Mourinho
AS ROMA NEWS DERBY LAZIO ROMAGNOLI MANCINI – «Alessio, devi fare il giro largo». «Non me ne frega nulla, io passo dove mi pare». È questo scambio di battute tra un addetto della Lazio e Alessio Romagnoli a dare il via all’acceso post-derby di domenica. Dai tempi del Covid esiste infatti una separazione dei percorsi dei gruppi squadra all’Olimpico, che le società hanno mantenuto anche quando l’emergenza è venuta meno. Evidentemente non domenica, scrive Il Messaggero.
Così prima Milinkovic, poi Luis Alberto ma soprattutto Romagnoli hanno deciso di passare volutamente davanti allo spogliatoio romanista. Cosa che è stata letta dai giallorossi, già furibondi per la sconfitta, come una provocazione. Da qui lo scambio di battute con Mancini: «Alè, ma fai il serio, anche io ho vinto un derby, ma mica ho fatto tutto sto casino. La smetti di fare il fenomeno?», il tutto condito con espressioni a contorno non certo da educande. Alle quali il difensore laziale ha replicato. Solo in un secondo momento è arrivato il presidente Lotito che, accompagnato dal segretario Calveri, ha provato a sedare il battibecco, aprendone un altro con Mourinho.
Una quindicina di minuti abbastanza convulsi che per la Roma però si sono chiusi domenica. A tal punto che il club ha deciso di non replicare all’intervento radiofonico del senatore. Non ci sarà invece necessità dell’apertura di un’inchiesta federale: la dinamica dell’accaduto è stata già relazionata al Procuratore Giuseppe Chiné. A Trigoria si attendono al massimo delle ammende. Non passa tuttavia inosservato come la strategia della tensione voluta da Mou (della serie: noi contro tutti) presenti il conto, mostrando anche l’altra faccia della medaglia.
Perché se da un lato è riuscita a compattare squadra e ambiente, dall’altro a volte rischia di mandare in tilt qualche elemento, costretto a rincorrere il suo lider maximo. Che si è circondato di uno staff a sua immagine e somiglianza ma è consapevole di non avere una rosa che per intero ha il suo stesso animus pugnandi. Il rischio, come accaduto a Kumbulla è che per provare ad accontentarlo, qualcuno possa andare fuori giri. Che ci sia un problema con il mondo arbitrale ormai è acclarato. E gli spifferi che vogliono l’Aia infastidita per l’atteggiamento in campo dei giallorossi, non sorprende.
Dall’approdo di José, coppe comprese, sono 17 i rossi: 12 la squadra, 5 il tecnico. In questa stagione la Roma conta 14 espulsioni tra Serie A e Coppa Italia (più una in Europa League): 11 (!) arrivano da bordocampo. Tra componenti dello staff e della rosa sono 16 le giornate di squalifica accumulate. I Friedkin osservano. Di quanto accaduto domenica sono stati messi al corrente e sono vicini al loro allenatore. Ne è conferma la levata di scudi del loro dirigente di riferimento, Pinto, che ha difeso José con il presidente Lotito: «Non parlare così al nostro allenatore».
Segnali chiari di vicinanza. Come quelli che hanno visto venerdì, Dan e Ryan assistere all’allenamento vicino al tecnico e al gm. Presto per dire di un futuro dello Special ancora nella Capitale. Ma abbastanza per essere certi che il gelo che era calato a febbraio sia ora meno pungente. Inutile girarci intorno: la qualificazione alla prossima Champions sarà dirimente. E la Roma, nonostante tutto, rimane ad un solo punto dal 4° posto.
Senza contare come in ballo rimanga anche l’Europa League. Non essere dal lato dello United e della Juve è un sollievo. Ma non bisogna commettere lo stesso errore della coppa Italia quando l’abbinamento con la Cremonese e quello successivo con la Fiorentina, lasciava presagire un’autostrada per la finale. Anche perché il Feyenoord, vincendo con l’Ajax, ha confermato il primato nell’Eredivisie e il Leverkusen (presumibile avversaria in semifinale), pur essendo ottavo in Bundesliga, ha battuto domenica 2-1 il Bayern Monaco. Segnali chiari, da non sottovalutare.
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