La Sampdoria non vinceva dal 4 dicembre dello scorso anno, quando davanti al proprio pubblico superò il Torino grazie alle reti di Barreto e Schick. La Roma, invece, veniva da 4 vittorie di fila in campionato(Chievo, Genoa, Udinese e Cagliari), e nel nuovo anno aveva vinto anche in Coppa Italia (proprio contro i doriani) mettendo complessivamente a segno sette reti senza subirne alcuna. Roma lanciatissima, Samp ad un passo dalla crisi casalinga dopo i due pareggi di fila senza reti contro Udinese e Empoli. E gli zero gol all’attivo nelle ultime quattro esibizioni. Comincia la partita, e quando dopo una manciata di minuti arriva la rete di Bruno Peres (sì, Bruno Peres…) è inevitabile pensare immediatamente alla quinta vittoria di fila in campionato della squadra di Luciano Spalletti. E il gol del pareggio di Praet? Un incidente di percorso e nulla più, considerata la rete n.15 di Dzeko, la prima in trasferta del bosniaco dopo quella realizzata in ottobre in casa del Sassuolo. Insomma, a metà ripresa Roma di nuovo in vantaggio, attaccata (o quasi…) alla Juventus e quindi vicinissima all’ennesimo successo esterno.
AL DI LÀ DELL’ARBITRO Poi, però, controlli il risultato finale e non riesci a credere ai tuoi occhi: Roma battuta, con tre gol sul groppone. Ricapitolando: alla Roma non è bastato segnare due gol, non è bastato neppure passare due volte in vantaggio perché il successo è andato alla Sampdoria. Cioè, alla squadra che non vinceva da quasi due mesi, e che in casa nelle due ultime esibizioni non era neppure riuscita a bucare le difese di Udinese ed Empoli. Domanda: ma la Roma, allora, che roba è? Possibile che non riesca sistematicamente (storicamente, cronicamente?) ad andare oltre i propri limiti? E la difesa bunker? E la nuova mentalità? E il cinismo juventino? Tutto azzerato. Svanito. Sparito. Da brutta ma vincente a bruttissima e perdente. Possibile che è bastato inserire in difesa Vermaelen per scombinare piani ed equilibri generali? Per fare un enorme, doloroso passo indietro? La colpa del pesantissimo ko non è, non può essere solo del belga, che – vale la pena ricordarlo- non è entrato in campo per una sua scelta autonoma. La verità è che la Roma – al netto degli errori genovesi di Mazzoleni – è (ancora) sostanzialmente inaffidabile, discontinua, immatura. Una squadra che deve battere se stessa prima degli avversari. Cosa che le capita da tempo, però. Da troppo tempo…
(Il Messaggero – M. Ferretti)
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