ULTIME NOTIZIE AS ROMA – Qui non si tratta di avere davanti una big o una piccola. La concentrazione, la personalità la Roma ha dimostrato di poterla perdere o di non averla, democraticamente, con chiunque. Che l’avversaria si chiami Juventus, come è accaduto domenica scorsa, o si chiami Verona, Venezia o Bodo, il black-out è sempre alle porte e i punti persi per strada ormai sono troppi, tanto da quasi rinunciare a ogni sogno di gloria, scrive Il Messaggero.
Per questo motivo, il tecnico portoghese ha chiesto giocatori di personalità, da subito, che possano alzare il livello. Perché questo tipo di problema va al di là dell’aspetto tecnico, della qualità dei giocatori, che per Mou non è comunque all’altezza. Sergio Oliveira, a tal proposito, dovrebbe dare una mano a questa truppa un po’ leggerina nella testa, oltreché nel fisico.
I sette minuti di black-out contro la Juventus rischiano di diventare famosi come i sei concessi da Ferruccio Valcareggi a Gianni Rivera nella finale mondiale del 1970. Sette minuti, quelli, nei quali la Roma ha perso la testa, concedendo ai bianconeri di ribaltare agevolmente un risultato che sembrava ormai acquisito: 25′ st (Locatelli), 27′ st (Kulusevski) e 32′ st (De Sciglio).
La Roma quando cade, cade male, insomma. Per 1-0 perde poche volte: due, con Juve (a Torino) e Bologna. E quello con la Juve all’Olimpico, seppur clamoroso, non è l’unico episodio che racconta la vera natura della Roma e quindi le sue enormi fragilità caratteriali. Mou ha individuato da tempo il problema, ora interviene con nuovi giocatori e con cambi di moduli.
La prima sconfitta dei giallorossi in campionato ha più o meno la stessa matrice e non dipende solo dagli uomini, poiché via via i colpevoli, se vogliamo restare nell’ambito del reparto difensivo, sono tutti, con i loro errori, da Kumbulla a Smalling, fino a Ibanez e Cristante, che a volte si è immolato come centrale difensivo. Il problema, come detto, non è solo tecnico, ma di tenuta psicologica, di personalità.
La squadra di Mou mostra fragilità che difficilmente sono compatibili con i grandi successi. Al Bentegodi, dopo la rete del vantaggio di Pellegrini, arriva il crollo: al 4′ del secondo tempo segna Barak e al 9′ Caprari. In cinque minuti cambia l’inerzia della gara e sempre cinque sono i minuti che passano dall’autorete di Ilic (2-2) al definitivo 3-2 di Faraoni.
Quella volta ci si è appellati al caso, invece non è stato così. Altro che caso. Sono nove i minuti che passano, invece, dalla rete di Milinkovic e il raddoppio di Pedro. Un uno due che nel derby abbatte la Roma, costretta poi a rincorrere, senza riuscire a prendere l’avversaria, che si era data un buon vantaggio. Torna ricorrente il nove, anche a Venezia, che forse è stata la caduta più fragorosa, tenendo pure conto dell’avversario. Il sorpasso della squadra di Zanetti, sotto per 1-2, si concretizza con le reti di Aramu al 20′ del secondo tempo e di Okereke al 29′.
Tralasciando Roma-Inter (e anche lì, tutto si è chiuso in un tempo, dal minuto numero 15 al 39) e già detto della sfida contro la Juve della scorsa settimana, ecco come a San Siro contro il Milan, la sera della Befana, la squadra di Mourinho cade nello stesso problema, consegnandosi sempre in nove minuti ai rossoneri: Giroud trasforma il rigore e sono passati appena otto minuti dal fischio d’inizio, Messias batte Rui Patricio per il raddoppio e siamo al diciassettesimo. Due a zero e strada in salita.
Emblematica, in questo racconto di horror calcistico, è la sfida al gelo di Bodo, Conference League. La Roma dopo venti minuti è già sotto di due reti, in realtà tra il primo e il secondo ne sono passati solo dodici. E gli ultimi tre, il Bodo li segna dal ventunesimo al trentacinquesimo della ripresa. Insomma, basterà Oliveira? Forse no, ma è già qualcosa e domani contro il Cagliari ne sapremo di più.
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