Rassegna stampa
Roma, Ranieri frena sul ruolo futuro: “Sarò solo un consulente, non un dirigente”. E ora il caso è aperto

AS ROMA NEWS RANIERI ALLENATORE – Nel pieno della corsa Champions e a pochi passi dalla scelta del nuovo allenatore, in casa Roma tiene banco un altro tema caldo: il futuro di Claudio Ranieri. Le parole pronunciate da Sir Claudio nel post-partita contro la Juventus hanno fatto scattare un campanello d’allarme tra i tifosi. Non tanto per il risultato (un pareggio che tiene in corsa i giallorossi), quanto per le dichiarazioni che mettono in dubbio il reale peso che Ranieri avrà nel progetto giallorosso a partire dalla prossima stagione, riporta Il Messaggero.
Dal comunicato all’ambiguità: cosa è cambiato?
Facciamo un salto indietro al 14 novembre scorso, giorno dell’annuncio ufficiale del ritorno di Ranieri sulla panchina romanista. Il comunicato del club era chiaro: «Al termine della stagione assumerà un ruolo dirigenziale senior: sarà consulente della Proprietà per tutte le questioni sportive del club. La ricerca del nuovo tecnico continuerà nei prossimi mesi e Claudio avrà voce in capitolo anche in questa decisione».
Una figura forte, centrale, quasi alla Marotta o Percassi, come tanti auspicavano. Ma nel post Roma-Juventus è proprio Ranieri a rimettere in discussione tutto: «Non sarò un dirigente, ma un consulente della proprietà. Voglio viaggiare, vedere il mondo». Un cambio di rotta? O solo una precisazione?
“Non abbandono la nave, ma voglio chiarezza sui miei confini”
Chi conosce bene Claudio Ranieri giura che non è un uomo che lascia a metà il lavoro, soprattutto se si tratta della Roma. Ha ancora due anni di contratto e continuerà a essere un punto di riferimento per i Friedkin. Ma il tecnico di Testaccio, 73 anni sulle spalle e una vita passata sui campi, non vuole più essere il centro di gravità del club, colui che si prende onori e oneri, colui a cui tutto viene ricondotto, nel bene e nel male.
Il suo sarà un ruolo da consulente, nel senso più letterale del termine: consiglierà, ma non deciderà. Dirà la sua sul prossimo allenatore, sul mercato, sulla direzione sportiva, ma non guiderà direttamente alcun settore operativo. E se la Roma dovesse decidere di non seguire uno dei suoi suggerimenti (come ad esempio nel caso di un profilo esotico alla ten Hag), lui non si assumerà responsabilità pubbliche.
Pioli in pole, con la “benedizione” di Sir Claudio
Nella lista degli allenatori più apprezzati da Ranieri c’è Stefano Pioli. Lo stima da tempo, ha uno stile simile al suo, è un “normal one” che entra in empatia con i giocatori e sa lavorare sotto pressione. I due condividono visione calcistica e valori umani. Non a caso, Pioli resta oggi il candidato numero uno per la panchina della Roma 2025/26, anche per la possibilità di instaurare una collaborazione sinergica con il futuro consulente.
La palla ora passa ai Friedkin, che dovranno decidere se proseguire nel solco tracciato da Ranieri o scegliere un profilo completamente diverso, magari estero, magari più ambizioso, ma certamente più distante dall’identità tracciata dal tecnico romano.
La scrivania interessa poco. Conta il rispetto
Ranieri ha voluto tracciare dei confini. Non cerca una poltrona, né un titolo altisonante. Ma pretende chiarezza sul suo ruolo. Non sarà il dirigente a tempo pieno che i tifosi avevano immaginato, ma vuole restare parte della Roma, in maniera coerente e onesta. Non vuole metterci sempre e solo la faccia, ma continuare a dare il suo contributo — da uomo di calcio, prima che da uomo di società.
E se la proprietà americana saprà ascoltarlo fino in fondo, forse la Roma potrà davvero iniziare una nuova fase con basi più solide. Perché, come ha dimostrato anche in questa stagione, Claudio Ranieri non è solo un allenatore. È un patrimonio del club.
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