AS ROMA NEWS ATALANTA – La differenza la fa Dybala. Perdonate il paradosso, ma è il telegramma che sintetizza in poche parole la partita. Una fitta al flessore della coscia sinistra costringe l’argentino ad arrendersi in pieno riscaldamento, a mezz’ora dall’inizio del match. Come riferisce La Gazzetta dello Sport, per la Roma è un’assenza che pesa come una montagna perché in questo momento la Joya è il finalizzatore più affidabile, l’uomo che sa spaccare le partite.
Gli sprechi giallorossi consentono così a un’Atalanta cinica e tignosa di violare l’Olimpico e di confermarsi in vetta alla classifica con un regalo d’autore per Gasperini, che con la gara di ieri ha raggiunto quota 298 panchine con l’Atalanta, una in più del suo curriculum genoano. A decidere è un gol giovanissimo, stramillennial visto che i due protagonisti sono nati nel 2003: il danese Hojlund esce dall’isolamento e dalla solitudine di una partita con poche opportunità e incarta un assist da applausi da destra, il suo coetaneo Scalvini trova un buco che gli consente addirittura di prepararsi la conclusione e di infilare con precisione chirurgica proprio l’angolino alla sinistra di Rui Patricio da una posizione che più comoda non si può. È il gol che a dieci minuti dalla fine del primo tempo spariglia la partita, la sveglia tutta di un botto dopo un primo tempo faticoso con le squadre a bloccarsi reciprocamente.
Ed è proprio nella fase finale del primo tempo, a gol appena subito, che c’è il momento migliore della Roma. Che sciupa almeno tre occasioni d’oro in un pugno di minuti. Soprattutto la prima con Abraham che spreca a lato praticamente a tu per tu con Sportiello, entrato quasi subito per l’infortunio a Musso (rottura dello zigomo in uno scontro aereo con il compagno di squadra Demiral). Proprio il portiere subentrato si supera a distanza ravvicinata sul lanciatissimo Ibanez e ancora su Abraham imbeccato da Matic. L’Atalanta respira dopo aver rischiato tantissimo. E forse questo le dà psicologicamente tanta forza nel sentire vicino il traguardo dei tre punti, preziosissimo nel giorno in cui Juventus e Inter cadono e Milan e Napoli si sfidano tra di loro.
Nella ripresa Gasperini conferma l’approccio più pragmatico, scegliendo una formula che preferisce la concretezza alla bellezza. Il tecnico chiede al nuovo entrato Muriel di lasciare meno punti di riferimento rispetto alla soluzione Hojlund del primo tempo. Così mentre la Roma continua a collezionare occasioni, c’è anche una possibilità al quarto d’ora della ripresa, con Abraham che salva su Pasalic evitando l’autogol di Celik.
Nel frattempo la Roma continua a pressare, ma l’Atalanta spezza, lotta, è brava ad allontanare i pericoli. Ne corre diversi, anche su due corpo a corpo di Zaniolo con Okoli che fanno gridare al rigore, rigore invocato (forse a maggior ragione) nel primo tempo per un intervento di Demiral sul romanista. Comunque è proprio in una di queste circostanze, dopo dieci minuti abbondanti di ripresa, che Mourinho, furioso perché Hateboer va in fuga con il pallone ignorando il capannello che ancora circonda il direttore di gara, entra addirittura in campo per dire all’atalantino “dove stai andando?”. Una scena che provoca l’espulsione del tecnico decisa da Chiffi.
I numeri dicono di una Roma superiore, 17 tiri contro 2, sette ammonizioni subite a zero, e portano Mourinho a parlare di partita “extradominata”. Ma l’Atalanta barcolla ma non molla, come direbbe uno storico striscione dell’Olimpico, soffre, combatte. Toloi giganteggia in difesa, Koopmeiners tocca una quantità industriale di palloni e frena diverse iniziative romaniste, ma la verità è che ognuno fa il suo per sfruttare la mancanza di lucidità della Roma, che priva del suo uomo faro non riesce a colpire. Zaniolo ci mette il fisico e la voglia, ma non basta anche se magari ai punti il pareggio sarebbe stato una soluzione più equa.
Nonostante la stanchezza dell’Europa League, la squadra di Mou ha un altro momento importante proprio quando si avvicina l’ultimo gong. È ancora nel rush finale che la Roma torna alla carica, ancora però senza lucidità. Su un cross di Celik c’è il classico pallone di testa su cui c’è scritto solo basta spingere, ma Shomurodov colpisce a lato. E poi è Hateboer a metterci una pezza su un pallone che lo stesso uzbeko smista su Belotti, autore di un mezzo tempo finale incoraggiante.
E così l’Atalanta esulta come nelle grandi occasioni, “vendica” la doppia sconfitta dell’anno scorso e se ne va verso la sosta con un super morale. A differenza della Roma che deve pure fare i conti con il problema di Dybala e quello di Pellegrini, acciaccato e a rischio forfait per la Nazionale. La squadra di casa non riesce a regalare ai nuotatori azzurri ospiti del pomeriggio, tutti con sciarpa giallorossa (a guidare il gruppo Simona Quadarella), la “bracciata” vincente. È l’Atalanta a toccare e a vincere. E magari a sognare.
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA