(Tuttosport) È mancato quel briciolo di fortuna senza il quale è quasi impossibile fare risultato al Camp Nou. La Roma, però, non è stata nemmeno aiutata dalle decisioni arbitrali, quelle decisive tutte a favore del Barça. In queste condizioni diventa davvero complicato contenere la vis offensiva dei catalani che, per dirla tutta, nonostante i quattro gol non hanno giocato una partita particolarmente brillante.
LA ROMA CI PROVA – Eusebio Di Francesco aveva assicurato che anche al Camp Nou la Roma sarebbe stata riconoscibile. E la verità è che nonostante le sorprese nell’undici titolare e la leggera variazione del modulo, nella prima mezz’ora i giallorossi giocano alla pari con Barcellona. El Shaarawy o Gerson? Nessuno dei due. Il tecnico abbruzzese scommette su Bruno Peres, avanzando di qualche metro Florenzi, ala destra nel 4-1-4-1 proposto di fronte a Messi e compagnia. Ma anche Ernesto Valverde sorprende scegliendo di lasciare Ousmane Dembélé in panchina e buttando dentro Nelsinho Semedo e Sergi Roberto sulla destra.
SPENSIERATEZZA, MA ANCHE SACRIFICIO – L’inizio della Roma è incoraggiante anche perché all’ottimismo e la spensieratezza predicati da Di Francesco, De Rossi e compagnia associano in campo un’organizzazione di gioco eccellente e, soprattutto, una grandissima attitudine al sacrificio. E così, per il Barcellona diventa davvero difficile riuscire a trovare gli spazi necessari per trovare la profondità e in particolare Leo Messi costretto a indietreggiare ancor di più di quanto non sia già abituato a fare.
QUEL RIGORE… – E così, la prima palla gol capita sui piedi di Dzeko bravo a mettere il corpo e anticipare Semedo che non riesce a frenare in tempo toccando da dietro quanto basta per stenderlo il marcantonio bosniaco. L’arbitro, però, non la vede così e non considera da rigore l’intervento del terzino portoghese. Col passare del tempo, il pressing alto della Roma cala d’intensità e Busquets è finalmente libero di manovrare o quantomeno può farlo senza il fiato sul collo del quartetto di centrocampo al quale Di Francesco aveva chiesto di rendere la vita impossibile al regista arretrato catalano.
IL BARÇA PASSA – Con molti più metri a disposizione per tessere la propria ragnatela, i catalani spostano sensibilmente in avanti il proprio baricentro. Non caso, arrivano anche i primi pericoli per la porta difesa da Allisson che prima di respingere un velenosissimo tiro di Suárez è salvato dal palo sulla conclusione di Rakitic. Il gol, però, è nell’aria e arriva nel modo più doloroso per i giallorossi. Un’autorete davvero sfortunata quella di De Rossi che, nel tentativo di intercettare la palla servita da Iniesta a Messi, insacca il pallone nella porta sbagliata.
SUGLI AUTOGOL E SULLA MALASORTE – Ma che la sorte non sia dalla parte della squadra di Di Francesco lo si capisce definitivamente a cavallo tra il primo e il secondo tempo. In chiusura di primo tempo, infatti, l’olandese Makkelie conferma di essere un arbitro casalingo considerando fuori area il fallo di Umtiti su Pellegrini che, però, sembra iniziare sulla linea. La grande occasione della Roma, tuttavia, arriva in avvio di ripresa quando Florenzi fa l’unica cosa buona della sua gara servendo una grande palla a Perotti che con tutta la porta a propria disposizione calibra decisamente male il proprio colpo di testa. Un errore ancora più grave se consideriamo l’accanimento della malasorte che, poco prima dell’ora di gioco, assegna a Manolas il ruolo da antieroe nel secondo autogol giallorosso della serata. Poco dopo arriva anche il 3-0 di Piqué che dà l’impressione di chiudere definitivamente i giochi, riaperti dalla meritata rete del 3-1 firmata da Dzeko che riesce a battere un Ter Stegen sontuoso qualche minuto prima su Defrel e Perotti. La doccia fredda, però, è dietro l’angolo: su un errore infantile di Gonalons, infatti, è Suárez a trovare il suo primo gol stagionale in Champions ipotecando di fatto, per i suoi, le semifinali.
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