Josè Mourinho, Luciano Spalletti

AS ROMA NEWS NAPOLI MOURINHO – Sono le gare che preferisce. Quelle nelle quali, apparentemente, parte nettamente sfavorito. Sarà una settimana lunga quella che avvicinerà Mourinho alla sfida con il Napoli, scrive Il Messaggero. Ma per una volta, il portoghese potrà prepararla senza l’assillo del turno infrasettimanale di coppa, potendo quindi studiare l’avversario e soprattutto entrare nella testa dei suoi calciatori più di quanto già non lo faccia normalmente.

L’amo mediatico è stato lanciato già nel post-Samp quando ha rimarcato come si dia “poco credito a quello che facciamo. Se vince l’Atalanta contro di noi con un tiro in porta, viene definita cinica. Se invece vinciamo noi in casa dell’Inter, si dice che l’Inter è scarsa. Poco importa, la nostra carcassa regge ancora”.

E regge bene anche se ora sarà chiamata a sostenere l’ondata d’urto della banda di Spallettone (cit.). Da un lato il pragmatismo di Mou, dall’altra la qualità del gruppo di Luciano. Mai due squadre sono sembrate così lontane per filosofie di gioco e copertura del campo. Soprattutto ora che l’assenza di Dybala, paradossalmente, ha ricompattato i giallorossi in pieno stile-Tirana.

Come in ogni confronto all’Ok Corral che si rispetti, da un lato ci sono Pellegrini e compagni, già ribattezzati “brutti, sporchi e cattivi” che fanno del cinismo (appena 13 reti segnate in campionato in 10 gare con 6 successi di misura su 7 ottenuti) la loro stella polare. Dall’altro il Napoli dei miracoli, quello capace di segnare 42 reti dall’inizio della stagione in 14 partite (3 di media), forte di una striscia di 10 vittorie consecutive fra campionato e coppa che lo rende lepre non solo in Italia ma in tutta Europa, visto che nessuno tiene questo ritmo.

Ma c’è di più: perché i giallorossi hanno già conosciuto 4 sconfitte (divise equamente tra campionato ed Europa League) mentre i partenopei, alla pari del Psg, del Real Madrid e dell’Atalanta, è tra i 4 club europei a non aver mai perso. Se non bastasse questo, l’epopea partenopea racconta anche di 15 calciatori diversi a segno (Kvaratskhelia 7, Raspadori 5, Zielinski, Politano, Osimhen e Simeone 4, Anguissa e Lozano 3, Kim 2, Di Lorenzo, Lobotka, Olivera, Ndombele, Elmas e Juan Jesus 1) a fronte di una squadra che, tolto Dybala (7), fatica maledettamente a concretizzare tutto quello che produce.

E così, oltre all’argentino, il secondo marcatore stagionale è Smalling (3), davanti ad Abraham, Pellegrini e Belotti (2), Ibañez, Cristante e Shomurodov (1). Appena 8 i marcatori differenti per una giostra del gol che (per adesso) non alberga a Trigoria. Non basta? C’è un altro dato che sorride a Spalletti. La rosa profonda del Napoli sta dando al tecnico toscano la possibilità di cambiare spesso verso alla partita con i 5 cambi a disposizione.

Gli azzurri hanno segnato infatti 7 reti con giocatori subentrati in questa Serie A, più di qualsiasi altra squadra nei maggiori cinque campionati europei in corso. La Roma? È ferma al palo. Su due dati invece le squadre, almeno numericamente, si equivalgono. In primis a livello di marcature subite: entrambe sono a quota 9. Ma anche nella capacità di sbloccare la partita da palla inattiva. Il Napoli c’è riuscito già 7 volte, curiosamente sempre da calcio d’angolo. La Roma, esclusi i rigori o le punizioni dirette, è subito dietro a 5, sfruttando spesso e volentieri le parabole disegnate da Pellegrini.

Messa così sembra un confronto impari. Poi, però, si legge la classifica e il Napoli ha appena 4 punti in più dei giallorossi, non 40. Senza contare che Mourinho non ha mai avuto Wijnaldum e sta già facendo a meno da 10 giorni di Dybala che riavrà a disposizione nel 2023. Praticamente i due uomini che dovevano cambiare volto alla squadra. Tra l’altro, dettaglio non secondario, la vecchia volpe di José è sempre rimasto indigesto all’amico Spallettone.

In 6 incroci, 3 vittorie per il portoghese e altrettanti pareggi. Anche nella passata stagione, Luciano arrivò all’Olimpico forte di 8 vittorie consecutive, primo posto in classifica e la bellezza di 19 reti segnate (2,4 di media). Finì 0-0 con un errore di Abraham davanti ad Ospina che grida ancora vendetta. Al ritorno, El Shaarawy rovinò la Pasquetta a Spalletti, pareggiando al 91′ il gol inziale di Insigne, frenando la rincorsa-scudetto dei partenopei (che scivolarono a -4 dal Milan).

Guai quindi a vendere prima la pelle di José. Che magari non farà come Mazzone nel famoso derby del 94, poi conclusosi 3-0 per la Roma, attaccando sugli armadietti di Balbo e soci i resoconti di un giornale che vedeva la Lazio superiore in tutti gli 11 e sicura vincente del match. Ma c’è da scommettere, che qualcosa s’inventerà. In campo (per arginare Kvaratskhelia) e fuori.



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