(Il Messaggero – U. Trani) La notte di Anfield, sotto la pioggia pure di gol, è quasi tutta di Salah, l’ex che non perdona. E che, almeno riconoscente, non esulta. La Roma, spaventata contro la storica rivale come se pensasse a quanto accaduto 34 anni fa, si prende il finale. Non la finale. Perché il Liverpool, imbattuto nei 13 match stagionali in Champions, è già sul 5 a 2 e quindi, dopo l’andata, vicinissimo a Kiev. I gol di Dzeko e Perotti danno un senso al match del 2 maggio all’Olimpico. Come è successo contro il Barcellona, il 10 aprile, per la qualificazione serve minimo il 3 a 0.
BLACK OUT IMPROVVISO – La Roma cade in Inghilterra anche nel suo 17° viaggio (l’unico successo, in Coppa Uefa, proprio ad Anfield nel 2001: inutile, però). Si ferma a metà del primo tempo, colpita dalla paura che di solito non ha. Anche di Salah, per la prima volta avversario. E’ il singolo che fa la differenza più del sistema di gioco che è lo stesso usato per demolire il Barça. Si capirà proprio a fine gara. L’unica novità è Under per Schick. La mossa non funzionerà. Solo l’inizio è decente. Il 3-4-2-1 è dinamico e quindi tiene. Le posizioni sono corrette, con Nainggolan e Under vicini a Dzeko e subito in pressing. I compagni li seguono e le linee sono strette. La prima modifica in corsa è per fermare il regista Henderson: Nainggolan si accentra da trequartista per prendere il capitano dei Reds, Under avanza accanto a Dzeko. Adesso è il 3-4-1-2, ma il coro comincia a stonare. Si fa male Oxlade-Chamberlaine, Klopp fa entrare Wijnaldum. Kolarov prende la traversa, sinistro potente da fuori, e lì si spengono i giallorossi. Il compitino, sul prato bagnato, non è sufficiente. Il Liverpool sa che il momento di spingere e anche forte.
RITMO BRITANNICO – La velocità dei Reds non si scopre in questa semifinale. Ma la Roma, non essendo abituata a certe accelerazioni, si abbassa come per proteggersi. Così lunga, diventa vulnerabile. Under e Dzeko si allargano dove non arriva nessuno. Deserta l’area di Karius. De Rossi è fiacco, Strootman fatica. Adesso è più facile attaccare i giallorossi, soprattutto con quel tridente che chiuderà la serata a quota 89 reti. Manè ne sbaglia 2, ma Salah, proprio davanti al settore occupato dai suoi ex tifosi, piazza il solito sinistro chirurgico. Silenzioso nel esecuzione, esplosivo per la Kop e timido per il protagonista che evita di festeggiare. Lovren salta di testa in area e prende anche lui la traversa. Salah, su invito di Firmino nella difesa romanista in apnea, firma la sua doppietta prima dell’intervallo con l’altro colpo del suo repertorio, il cucchiaino dolcissimo. Sono 43 i gol stagionali di Salah (10 in Champions, più 1 nel preliminare).
CROLLO INASPETTATO – Di Francesco comincia la ripresa con Schick al posto di Under. Il protagonista rimane Salah che arricchisce la sua prestazione con 2 assist. Sono quelli che stendono definitivamente la Roma. A sinistra Jesus non è mai entrato in partita e Kolarov l’ha finita presto. Salah accelera e mette davanti la porta Manè e Firmino. Sul 4-0, Gonalons per De Rossi e Perotti per Jesus: ecco il ritorno al 4-3-3 che sembra più efficace. Firmino, però, segna pure di testa sul corner battuto da Milner e il pubblico di Anfield regala la standig ovation a Salah che lascia il posto sulla destra a Ings. L’attacco dei Reds è il migliore della Champions: 38 gol. Il finale, però, è della Roma: segna Dzeko su lancio di Nainggolan. Schick ha un paio di chance. Perotti trasforma il rigore concesso da Brych per la parata di Henderson sul destro di Nainggolan. L’assedio nel recupero non premia l’ultimo sforzo. E’ comunque 5-2. All’Olimpico bisogna comunque andare per provarci. Magari con più coraggio di quanto si è visto ad Anfield.
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