AS ROMA NEWS MOURINHO MANETTE – Ci sono silenzi oppure gesti che possono far più rumore di tante parole. È il caso di quanto hanno pensato di fare ieri la Roma e José Mourinho, dopo che la Corte Sportiva d’Appello ha deciso di confermare le due giornate di squalifica all’allenatore, scrive La Gazzetta dello Sport.
Così il club giallorosso sceglie di cucirsi la bocca con tutti i media per le partite in cui il tecnico sarà squalificato e quest’ultimo, a 13 anni di distanza dal precedente de 2010, quando era alla guida dell’Inter, decide di rispolverare sui social il gesto delle manette. Nonostante “ufficialmente” sia stato fatto per pubblicizzare l’orologio e il braccialetto ideato da sua figlia, a nessuno è sfuggita la portata polemica, così come la valenza della decisione della società.
Morale: contro il Sassuolo e la Lazio nessuno dei tesserati parlerà, né prima né dopo i match. Una decisione presa in totale compattezza dalla società, che ritiene «profondamente ingiusto» il respingimento del ricorso da parte della corte presieduta da Umberto Maiello. E che – manette a parte – il messaggio del club abbia una valenza “politica” lo si capisce dal fatto che invece per la partita contro la Real Sociedad l’attività media del pre e del post partita sarà confermata. Come dire: i vertici federali stavolta non hanno affatto convinto. Anzi.
Non nascondiamolo: dopo la sospensiva che gli aveva permesso di andare in panchina con la Juve, la conferma della squalifica dello Special One ha sorpreso tutti. Vero che il tecnico, da quando è alla guida della Roma, è arrivato già alla quinta espulsione e quindi la recidività sussisteva, ma alla luce dell’indagine del procuratore federale Giuseppe Chinè – dato per scontato un turno di stop – parevano esistere tutti gli elementi perché la riduzione di pena potesse essere concessa, consentendo a Mourinho di esserci al derby, anche perché pare che diversi persino all’interno della stessa procura siano rimasti stupiti.
Non a caso, la stessa sospensiva che era stata concessa sabato in attesa della chiusura delle indagine di Chinè, era stata valutata come una vittoria da parte della tesi difensiva della Roma. Invece la Corte ha ritenuto di dover decidere, oltre che sulla recidiva, solo sul referto dell’arbitro Piccinini che, oltre al parapiglia avvenuto in campo col quarto uomo Marco Serra, aveva ascoltato anche il faccia a faccia avvenuto nel suo stanzino dopo l’ingresso (autorizzato) del portoghese.
Insomma, tutto quello che è emerso nell’indagine della Procura federale non è stato preso in considerazione, nonostante abbia portato al preavviso di deferimento dello stesso Serra. Chinè, infatti, aveva condotto a termine il suo lavoro non solo ascoltando i protagonisti dei due colloqui del pre e post partita di Cremona – cioè i dirigenti romanisti Lombardo e Scala, il preparatore Rapetti e gli stessi Mourinho, Piccinini e Serra – ma aveva allegato all’inchiesta anche i file audio e i video grazie a cui era stato possibile leggere i labiali.
Tra l’altro, proprio quest’ultimo aspetto è stato messo in evidenza anche da un servizio de «Le Iene», che aveva sottolineato le discrepanze fra quello che ha raccontato Mou (il 4° uomo gli avrebbe detto: «Ti stanno prendendo tutti per il c… Vai a casa, vai a casa») e ciò che ha affermato Serra in tv («Ti stai mettendo tutto lo stadio contro. Vai nell’area, vai nell’area») e agli inquirenti, col labiale che invece sembra dare ragione al portoghese.
In ogni caso lo stesso Mourinho nell’audizione di ieri, stavolta alla Corte d’Appello, ha confermato la propria versione che, anche secondo lo staff legale che lo ha assistito – gli avvocati Muscarà, Vitali e Conte – evidenziano questa linea difensiva: una “reazione” del tecnico (che poi ha dato anche del bugiardo e insultato Serra dopo che questi negava di aver detto quelle frasi) a una “provocazione” precedente da parte di Serra.
Non è un caso che l’allenatore, in attesa della sentenza, negli ultimi giorni abbia commentato: «Sono emozionale, ma non pazzo». Invece resterà valida la multa di 10 mila euro e il dispositivo iniziale nato «per aver contestato con veemenza e atteggiamento provocatorio una decisione, reiterando tale comportamento all’atto della espulsione e per avere inoltre, al termine della gara, entrando, seppur autorizzato, nello spogliatoio arbitrale rivolto al Quarto Ufficiale espressioni ed illazioni gravemente offensive». Ma se dal punto di vista giurisprudenziale il caso per lo Special One si chiude qui, toccherà a Serra affrontare ulteriori conseguenze col deferimento in arrivo. E pochi rimarrebbero sorpresi se l’arbitro fosse sospeso fino al termine della stagione, quando Mou avrà da tempo ritrovato la parola.
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