Uno spogliatoio da ricostruire e la Champions da ritrovare. L’implosione di Luciano Spalletti in conferenza stampa, al termine della sconfitta con il Porto, quel regalare ai presenti i suoi reali pensieri ad alta voce, restituiscono la sensazione di una stagione già in salita, anche se ancora deve finire agosto. Ci credeva davvero tanto, il tecnico, alla possibilità di arrivare ai gironi, e ha pensato che i suoi gli avrebbero dato risposte convincenti, ripagandolo della fiducia e del tanto lavoro fatto nelle ultime settimane. E invece, quando ancora sdraio e ombrelloni affollano le spiagge, la Roma si ritrova a fare la parte di una bagnante accaldata e al limite di una crisi di nervi. «È una sconfitta che ci spezza in due, ora dovremo affrontare un periodo durissimo – l’ammissione di Luciano – vedremo le reazioni di giorno in giorno, durante gli allenamenti. Ricominciare a guardare avanti, riorganizzarsi. Saranno tanti piccoli passettini da fare ogni giorno. Da domani bisognerà ricominciare a caricare di buone tensioni il futuro». Il domani di Spalletti, nel ventre dell’Olimpico, è stata la giornata di ieri. Il pomeriggio di ieri, per la precisione, quando la squadra si è ritrovata a Trigoria. E il discorso del tecnico toscano fatto alla stampa è stato lo stesso, a grandi linee, di quello ripetuto ai giocatori, descritti come piuttosto giù di morale.
Non ha bisogno di particolari parole Daniele De Rossi, che ha impiccato la partita della Roma con quell’entrata da rosso al quarantesimo del primo tempo. Il ragazzo ha passato una notte insonne, con la testa fissa su quel momento, per cercare di capire come un intervento che doveva essere di gioco, si è trasformato in un’espulsione diretta. Mentre in tempo reale sui social cominciava la raccolta di insulti e considerazioni decisamente non carine nei confronti del numero sedici. «Conosco bene Daniele e mi sembra tutto un altro De Rossi rispetto al mio primo periodo qui – la delicatezza con cui Spalletti affronta l’argomento, la stessa utilizzata ieri con il centrocampista – era già una persona con cui si poteva parlare, ora è perfetto: è maturato, è un uomo vero, sotto tutti gli aspetti. Questa io la considero, quindi, la sua prima espulsione, non la quattordicesima. Poi con lui analizzerò quello che è successo e ne parleremo». L’hanno fatto ieri, i due, capendo la dinamica dell’azione e stringendo una sorta di patto, per riprendersi a fine stagione quanto lasciato martedì sera sul campo dell’Olimpico: la partecipazione alla Champions League della prossima stagione. A cominciare da domenica a Cagliari. Vorrebbe dire la sua Totti, costretto a salutare per sempre la Champions dalla panchina e intenzionato ad aiutare, per quanto possibile, la squadra a ritrovarla tra un anno.
(La Repubblica – F. Ferrazza)
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