È come nelle storie d’amore: la minestra riscaldata non è mai buona. Il bilancio del Luciano Spalletti 2.0 nel suo anno e tre mesi a Roma è al limite del fallimentare: un terzo posto, l’eliminazione ai preliminari della Champions League, l’eliminazione dall’Europa League agli ottavi e l’eliminazione dalla Coppa Italia in semifinale. Da considerare anche che il Lione è quarto in Ligue One a 20 punti dalla prima in classifica, la Lazio è al quarto posto a 14 punti dalla Juventus, mentre il Porto è secondo in un campionato sicuramente non così competitivo come la Serie A. Sono lontani i tempi in cui il tecnico scriveva su un foglietto che il suo obiettivo primario era vincere la Coppa Italia, tempi, però, ormai maturi per comprendere quale sarà il suo destino: a Lucio resta lo Scudetto come unica ancora di salvezza, un trofeo che a Roma manca dal 2001 e che farebbe ricredere migliaia di tifosi sull’allenatore toscano. Altrimenti è probabile l’addio, con Pallotta (che seppur a malincuore) è già pronto ad ingaggiare un nuovo allenatore: da Emery, a Mancini, passando per Conte e Sarri la lista dei sostituti è già compilata. È questione di settimane e il futuro della Roma sarà più chiaro.
IL CONFRONTO Spalletti questa mattina prima dell’allenamento ha chiamato a raccolta la squadra: il tecnico è rimasto soddisfatto della prestazione chiedendo massimo impegno per le ultime otto giornate di campionato. Nessuna distrazione, vietato staccare la spina, le insidie al secondo posto sono alla finestra: è stato questo il senso del discorso. Passando al campo, De Rossi sente ancora dolore alla schiena e prosegue il lavoro personalizzato, mentre per chi ha giocato ieri solita seduta di scarico.
RABBIA SOCIAL Già prima del fischio finale del derby l’ira dei social-tifosi è divampata in commenti al vetriolo che avevano come destinatario Spalletti: «Ma che ha portato alla Roma dato che avete tutti paura che vada via? La mentalità? Il gioco? Abbiamo fallito tutti gli obiettivi. È un allenatore che nelle partite decisive come quella contro la Juve mette Gerson e che sbaglia sempre formazione», è solo uno dei tanti post apparsi su Facebook. Un gioco al massacro che vede il tecnico accusato anche dell’atteggiamento tenuto negli ultimi mesi, quasi a voler preparare il terreno a un suo addio: «Non è col ricatto («Se vinco qualcosa rimango») che puoi dare certezze e stimoli ad una squadra», oppure «Ancora insiste, ma non doveva andar via? Prima fa i casini con tutti e poi…Vai vai e non tornare più». Lucio non è l’unico accusato, però, in tanti se la sono presa anche con la società colpevole di non avergli fornito una rosa adeguata a giocare in tre competizioni.
(Il Messaggero – G. Lengua)
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