Luciano Spalletti, allenatore della Roma

Spalletti non nasconde la Roma. Almeno tatticamente. Sono 2 i sistemi di gioco scelti per il finale di stagione: il 3-4-2-1, quello utilizzato negli ultimi 2 mesi e mezzo, e il 4-2-3-1, con cui si fece apprezzare soprattutto durante la sua prima esperienza sulla panchina giallorossa. E’ stato lui, anche alla vigilia della partita di Crotone, a far riferimento alle 2 opzioni che sono la sintesi del lavoro fatto in questi suoi 13 mesi a Trigoria. Li ha preferiti ad altri, non scartati definitivamente, soprattutto guardando alle caratteristiche dei giocatori e quindi alle esigenze della squadra. La difesa a 3, ad esempio, è stata utile anche per avere la possibilità di schierarsi, in fase di non possesso palla, con una linea di 4 o 5 giocatori. E, vedendo i risultati, bisogna ammettere che è stata la soluzione migliore. Dal 4 dicembre, contando anche le 3 gare di coppa (1 di Europa League e 2 di Coppa Italia), in 9 match su 13 non sono stati incassati gol. Equilibrio, solidità e organizzazione sono i segreti per la svolta che ha permesso all’allenatore di essere ancora in corsa su 3 fronti.

DOUBLE FACE – Il passaggio da un sistema di gioco all’altro è ormai nel dna del gruppo. È successo pure recentemente, ma sempre in corsa. L’ultima volta che Spalletti ha iniziato il match con il 4-2-3-1 è lontana quasi due mesi: il 17 dicembre allo Stadium nello scontro diretto con la Juve. Lo ha riproposto, in modo meno evidente, nella prima partita del nuovo anno, l’8 gennaio a Marassi contro il Genoa. Ma proprio in quel pomeriggio è stato il forfait di Manolas a determinare quella lieve modifica: difesa a 3 e mezzo, con Emerson a sinistra e Ruediger a destra in fase difensiva. Da quel giorno il tecnico non ha più cambiato. Nemmeno con il ritorno di Salah che, a Crotone, la prima gara da titolare nel 2017 (ovviamente con la maglia giallorossa). La conferma dell’assetto ha cancellato l’equivoco che ha accompagnato la Roma durante l’assenza di Salah. E cioè che, con lui, il 3-4-2-1 sarebbe subito diventato il modulo di scorta. Non è accaduto domenica e non sarà così nemmeno più avanti. Nell’ultima gara del 2016, all’Olimpico contro il Chievo, Salah è partito dall’inizio a destra nel 3-4-3 che, con El Shaarawy a sinistra, può essere accostato allo schieramento attuale. Quella sera, per la cronaca, Nainggolan ha giocato mediano accanto a Strootman.

ASSETTO SPREGIUDICATO – La Roma, insomma, finirà la stagione con le 2 opzioni. Il 4-2-3-1, spesso utilizzato dagli allenatori per andare a dama (ribaltare un risultato negativo o comunque vincere un match), consente a Spalletti di schierare più giocatori offensivi. Bastano poche mosse: fuori uno dei 2 esterni, Peres più di Emerson, dietro la linea a 4 e avanti le 2 ali che quasi sempre sono Salah e Perotti, con El Shaarawy prima alternativa. Nessuna rivoluzione, dunque. Anche perché Nainggolan resterebbe dietro a Dzeko nel ruolo di trequartista. In difesa, come si è visto nel finale di gara a Crotone, a destra può finire Emerson con Mario Rui a sinistra. Ma solo nel caso in cui mancasse un centrale. Quando sono in campo Manolas, Fazio e Ruediger, quest’ultimo finirebbe a destra con Emerson a sinistra. Nella rotazione che coinvolge gli esterni per ora non viene preso in considerazione Florenzi. La sua prima gara con la Primavera è slittata di 20 giorni (11 marzo contro la Salernitana).

VOGLIA D’ITALIA – «Mi dispiace non aver avuto l’opportunità di dimostrare il mio valore con l’Argentina. Forse perché non ho mai giocato con un club importante del mio Paese. L’importante è sempre guardare al futuro, per la Nazionale chissà, pure per quella italiana». Fazio, avendo il passaporto italiano grazie al nonno nato in Sicilia, chiama indirettamente il ct Ventura. Il centrale giallorosso, con la sua nazionale, ha giocato solo 3 amichevoli (2 nel 2011 e 1 nel 2014). E’, quindi, convocabile in azzurro.

(Il Messaggero – U. Trani)



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