Josè Mourinho

AS ROMA NEWS INTER MOURINHO – Ancora una volta ha scelto una vigilia silenziosa. E chissà che la designazione del milanese Sozza c’entri o meno qualcosa. Come già accaduto in campionato e in coppa Italia, Mourinho si avvicina al match di oggi contro l’Inter senza proferire parola. Tanto, è il primo a sapere, che il silenzio – soprattutto se arriva da lui – fa rumore lo stesso, scrive Il Messaggero.

Quello che doveva dire lo ha detto nel post-gara contro il Napoli. Oggi tocca ai nerazzurri. In una settimana si è ritrovato a vestire i panni (inconsueti) dell’arbitro-scudetto. Ha praticamente cancellato il sogno dell’amico Spallettone, nel pomeriggio vuole complicare quello di Simone Inzaghi («Contro la Roma è una finale», dice), a costo di frenare la corsa della ‘sua’ Inter. È la terza volta che l’affronta in stagione: nelle precedenti due occasioni ha sempre perso (senza mai segnare).

Anche i ritorni a San Siro non gli hanno sorriso: perché oltre al ko con i nerazzurri in coppa, si è sommato quello con il Milan. José come già accaduto in stagione ha preferito un approccio defilato ma non per questo meno sentito. La Roma che si presenta a Milano dovrà fare a meno di Zaniolo (squalificato) e in extremis di Cristante (risentimento lombare per il centrocampista che non è partito) ma è una squadra diversa da quella che, spaurita e senza Abraham, venne spazzata via all’Olimpico lo scorso dicembre. Ma è anche differente da quella che a febbraio in coppa Italia ebbe un approccio disastroso, tanto da subire l’1-0 dell’ex Dzeko dopo appena 2 minuti.

Una trasformazione lenta e inesorabile dovuta soltanto in parte ai 12 risultati utili consecutivi in campionato e/o alla semifinale raggiunta in Conference League. Questi mesi infatti sono serviti per plasmare un gruppo, trasformarlo in una «famiglia», termine che il portoghese utilizza con sempre più frequenza, lavorare sui limiti di una rosa che andrà rinforzata in estate con calciatori di spessore e d’esperienza. Una scrematura che si è rivelata una sorta di selezione naturale darwiniana: chi ce l’ha fatta lo ha seguito. Gli altri si sono persi per strada.

Un processo che poi ricalca da vicino il discorso post-Juventus: «Non sono io a dovermi abbassare al loro livello (riferendosi ai calciatori, ndr), ma sono loro a doversi avvicinare al mio». Oggi è l’occasione per capire a che punto è la Roma. Perché i numeri dicono molto. Ad esempio, dal match contro il Cagliari (16 gennaio) in poi i giallorossi hanno collezionato più punti di tutti (26): uno in più della Juventus, 2 del trio Lazio-Napoli-Fiorentina, 4 del Milan, addirittura 6 dell’Inter. Poi, però, al di là delle statistiche, è il confronto diretto a fare la differenza. Il trend rispetto allo scorso anno è sensibilmente migliorato (11 punti conquistati).

Adesso è arrivato il momento dell’acuto, dell’exploit, del salto di qualità. In stagione la Roma non ha mai vinto contro le prime 4. E qual miglior occasione sarebbe riuscirci contro l’Inter (che i giallorossi non battono da 5 anni: 26 febbraio 2017, 3-1) per mettere ulteriore pressione ad Allegri, di scena domani a Reggio Emilia contro il Sassuolo, e tenere così viva la fiammella Champions? Mou confida nell’orgoglio dei suoi ragazzi. A ricevere l’ennesima targa celebrativa e tornare a Roma con un altro ko non ci vuole nemmeno pensare. Di certo si augura che al 90′ si possa parlare soltanto di calcio.

La designazione di Sozza, che a Trigoria è stata vissuta con stupore, ieri è stata parzialmente accantonata dall’archiviazione dell’inchiesta sul consulente arbitrale Calvarese per il concitato post-Genoa. Poteva effettivamente scapparci una multa (l’ex arbitro, non essendo un tesserato della Roma, non poteva entrare nello stanzino di Abisso a fine match per chiedere conto dell’espulsione di Zaniolo) mentre il nulla di fatto è stato interpretato come un gesto distensivo. Intanto José guarda, scruta, ascolta, legge. Anche perché, eventualmente, tempo per dire la sua, ci sarà al termine del match.



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