La pioggia di certo non aiuta, la Roma fa le prime prove con un nemico in più, il temporale montanaro. Un classico. La squadra non è al completo per il primo test contro i dilettanti di Pinzolo, sia per il mercato non ancora chiuso sia perché gente come Totti e Ruediger è ancora out, senza contare poi i nazionali in vacanza, aggregabili al gruppo solo per la tournèe americana. Spalletti ha l’occasione di provare un paio di sistemi di gioco, dove inserire/testare i nuovi e qualche vecchio da rigenerare. Palla veloce, movimenti della difesa, interscambiabilità dei ruoli, queste le regole di base di Lucio.
EDIN E IL 16-0 Al di là del risultato, 16 a 0 per i giallorossi, che ha un valore relativo, è la prima frazione quella un po’ più corposa, perché nell’undici titolare ci sono calciatori come Strootman, Perotti, Manolas, Salah e Dzeko, che dovranno costituire l’ossatura della Roma dell’immediato futuro, quella che nascerà dal preliminare di Champions in poi. Edin, stando a quanto sostiene il tecnico, resterà: ha bisogno di rivitalizzarsi e di ritrovare la porta, perché questo tutti vogliono. Lui risponde: si mangia un paio di reti e ne segna quattro al Pinzolo, muovendosi bene sia nel 4-3-3 sia nel 4-2-3-1. Lucio non vuole che stia fermo ad aspettare il pallone, ma che sappia partecipare all’azione, andando ad attaccare la porta, non necessariamente su palloni dagli esterni. La velocità nei passaggi, il ritmo, la rapidità ad andare a conquistare la palla di nessuno e fiondarsi verso la difesa avversaria, queste sono le indicazioni che il tecnico ha dato e sta dando in questi giorni di lavoro e questo la squadra ha provato a mostrare nel test bagnato di ieri pomeriggio. Movimenti corretti dei terzini, Mario Rui da una parte e (per ora) Torosidis dall’altra, dei centrali Zukanovic e Manolas, più in mezzo al campo a comandare è stato Strootman che, a parte i due assist, si è mosso sia come centrale sia come intermedio. E’ lui soprattutto a dover intercettare la palla di nessuno e rilanciare l’azione. E’ chiaro, Kevin – come tutti – ha bisogno di lavorare ancora molto, ma l’idea che possa essere il perno del centrocampo è concreta ed evidente. Un Pjanic non c’è, in quel ruolo Spalletti nel primo tempo ha schierato D’Urso e come regista Paredes («Posso fare il Pjanic», ha confessato l’argentino), nella ripresa Gerson: specie per quest’ultimo bisognerà aspettare, è in piena fase di ambientamento. Mostra delle buonissime qualità tecniche e il gol a giro nella ripresa lo dimostra. La cosa che il brasiliano ha subito capito è che la palla non va tenuta inutilmente, ma giocata subito con il compagno anche a un metro. Se sarà un altro Pjanic, è presto per dirlo. Spalletti comunque ha apprezzato e continuerà a studiarlo.
TEMA TATTICO Un tema tattico su cui Spalletti sta lavorando non da adesso ma ormai da gennaio è l’interscambiabilità dei calciatori in campo, un concetto che vale per quelli che sono qui a Pinzolo ora e per chi arriverà in seguito. Da Perotti, che continua a fare il triplo ruolo di trequartista, centravanti di movimento e ala (a seconda del modulo) a Iturbe, che gioca esterno alto e centravanti (tra l’altro ieri Manuel, due gol e un assist), fino a Seck e Emerson Palmieri, che viene continuamente provato come terzino destro. Di un Salah bravo nei tagli già sapevamo e pure ieri questo ha fatto per tutto il primo tempo e nella ripresa in questo lavoro si è distinto molto bene Federico Ricci. Due gol per parte. L’egiziano ha il futuro assicurato nella Roma, Federico lo sogna.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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