Wanda Metropolitano

(La Repubblica – M. Pinci/F. Bocca) Solo una settimana fa, sul campo del Wanda Metropolitano era sceso un prete. Gli avevano chiesto di benedire il campo su cui l’Atletico Madrid non riesce più a vincere. Uno stadio dei sogni, costruito dicendo addio al vecchio Vicente Calderon a cui i tifosi erano legatissimi non solo per la tradizione, ma pure per i successi degli ultimi anni. Eppure, giocandoci, la Roma potrà contare su un alleato inaspettato. È quasi una maledizione, quella che pare averlo avvolto: sul terreno del Wanda, infatti, l’Atletico non vince addirittura da due mesi. Era il 23 settembre quando superò 2- 0 il Siviglia, secondo successo in altrettante partite giocate dopo l’ 1- 0 al Malaga di una settimana prima. Ne sono seguite però altre cinque, in cui la squadra di Griezmann non è mai andata oltre il pari: ko col Chelsea, poi tre 1-1 di fila con Barça, Villarreal e Qarabag prima dello 0- 0 di sabato col Real. Ed è una buona notizia soprattutto perché basta un punto alla Roma per qualificarsi agli ottavi di Champions con un turno di anticipo. In ogni caso, sarà la prima italiana a calcare quel campo: oggi alle 20.45 metterà però piede su un campo che all’Atletico faticano ancora a chiamare “casa”. Il derby di una settimana fa contro il Real, sui giornali spagnoli, era diventato “il primo in campo neutro”: lo scrivevano perché più di un giocatore tra gli uomini dell’ex laziale Simeone, ha ammesso che ancora tra il prato e il sondo, tribune e visuale, non si sente perfettamente a proprio agio.

Per la prima volta in questa Champions, così, il tecnico argentino dei rojiblancos ha deciso di far svolgere l’ultimo allenamento della sua squadra sul prato della cittadella di Majadahonda, la vera casa dell’Atletico, dall’altra parte della città. Trentasette chilometri, un viaggio: addirittura meno di quanti non separino il nuovo impianto dal tempio degli allenamenti del Real, la mitica cittadella di Valdebebas, lontana “solo” 14 chilometri. Quelle tribune nuovissime — su cui il club di Cerezo ha voluto imprimere il motto “Corazon y Coraje”, cuore e coraggio, la stessa filosofia che mettono in campo i Simeone boys — si trovano nel quadrante della città in cui la qualità dell’aria è peggiore. Come non bastasse, l’ultimo weekend è passato alla storia non per il nero dell’inquinamento, ma per quello della cronaca. Un uomo delle forze dell’ordine in servizio durante il derby di sabato col Real ha perso un occhio per il pugno di un tifoso a cui stava impedendo l’ingresso non consentito allo stadio.

Tutt’altro spirito ha lasciato l’altro derby — quello capitolino — alla Roma. Lo sa anche Simeone: «Dopo la vittoria sulla Lazio — dice — sta meglio e ha più fiducia. Ha iniziato a giocare in modo più veloce quando attacca e vincere una partita come il derby dà sempre una carica in più. Mi ricordo di averne giocato uno contro Di Francesco, ai tempi in cui ero alla Lazio». Quella volta, era il 1999, finì 4-1 per la Roma grazie ai gol di Montella e Delvecchio. Stasera, a Di Francesco, basterebbe anche soltanto allungare la striscia di pareggi interni dell’Atletico. Avendo dalla propria una “maledizione” su cui contare.



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