Il gioco sullo Stadio della Roma inizia a farsi duro. Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica della Raggi, non perde occasione per esternare contro il progetto mentre l’iter va avanti. Questa volta la replica molto dura arriva direttamente dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Negli ultimi giorni, rispondendo ai suoi colleghi urbanisti di sinistra (e suoi mentori) che lo avevano accusato di non aver bloccato il progetto, Berdini aveva ribadito che procedere con la Conferenza dei Servizi regionale non equivaleva a riconoscere il pubblico interesse all’opera. In un’intervista rilasciata al mensile dell’ordine degli Architetti, Berdini rincarala dose: «So che su alcuni progetti ci saranno comunque problemi. Lo Stadio per esempio non accontenterà tutti, ma a zero non posso arrivare perché esporrei l’intero Consiglio a una difficile causa risarcitoria. Resta il problema idrogeologico, lo sappiamo, però evitare lo scempio dei tre grattacieli non è poco: deve soprattutto passare la logica che non si fa urbanistica inventando opere che mi pago in cubatura, deve essere chiaro che non c’e più un centimetro di spazio per queste cose. Se passa questo concetto abbiamo fatto un salto».
Tante notizie in un colpo solo: innanzitutto una motivazione sul perché il progetto non è stato bloccato nonostante a Berdini gli uffici avessero offerto la chance di farlo. II rischio causa risarcitoria troppo alto. In secondo luogo, quello che ‘II Tempo’ ha anticipato nelle scorse settimane: il disegno di provare a cancellare le torri di Libeskind, viste come un «costo» urbanistico inaccettabile. A bilanciare queste posizioni mediatiche, però, ci sono gli atti: la memoria di Giunta di settembre, predisposta da Berdini e approvata dal governo capitolino, con la quale si dà mandato di portare a compimento tutti gli atti necessari alla realizzazione del progetto. E che, per stemperare un po’ gli animi, viene richiamata dal vicesindaco, Daniele Frongia: «Siamo in Conferenza dei Servizi ed è vigente la norma relativa alla delibera approvata nella precedente consiliatura. E nella sede della Conferenza dei Servizi che si deciderà il futuro del progetto».
Tuttavia, l’uno-due di dichiarazioni di Berdini ha scatenato l’inferno: prima parte Michele Civita, omologo di Berdini in Regione: «Se si ritiene che non vi sia il pubblico interesse, Berdini e la Giunta hanno il dovere di fermare l’iter evitando spreco di tempo e di risorse pubbliche». E, mentre il capogruppo di Forza Italia in Regione, Antonello Aurigemma, chiede un consiglio regionale straordinario proprio sullo Stadio, la giornata si chiude la posizione più pesante, quella di Zingaretti su Twitter: «La Regione Lazio sta andando avanti nella trasparenza. Il Comune decida cosa vuole fare». Appare, quindi, chiaro ora perché, a inizio settembre, nei convulsi giorni della trasmissione della documentazione dal Comune alla Regione, da quest’ultima fosse partita una richiesta (politica) di chiarire se il pubblico interesse permaneva o era venuto meno. L’avviso a Berdini è di quelli seri: ora basta con i giochini.
(Il Tempo – F. Magliaro)
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