La Roma che torna dagli Usa con due vittorie (nella notte di ieri successo sul Montreal Impact per 2-0, reti di Dzeko e Nainggolan) lo fa con le solite certezze ma anche con vecchie perplessità. Le prime sono legate al gioco offensivo che al di là degli interpreti riesce sempre a convincere, qualunque sia l’avversario che ha di fronte. Dal ritorno di Spalletti, in ogni partita il gol prima o poi esce sempre. Senza contare le scorpacciate di reti con i dilettanti del Pinzolo (16) e dei Boston Bolts (5), i giallorossi hanno segnato tre gol al Terek Grozny, due al Liverpool e altrettanti al Montreal Impact con la bella sorpresa legata a Dzeko, a segno in tutte e tre le gare. Se si considera anche il girone di ritorno e l’amichevole del 20 maggio con l’Al Ahly, la Roma di Lucio è rimasta a secco soltanto con la Juventus (24 gennaio) e nel doppio confronto in Champions con il Real Madrid. In totale 57 reti in 24 gare, media 2,375 a partita. Una tendenza che non è mutata nemmeno in questo avvio di stagione con Spalletti pronto a dettare le linee guida: «Voglio una squadra che comandi il gioco dall’inizio alla fine». Per carità, siamo ad agosto e in ottica campionato c’è tutto il tempo per sistemare la fase difensiva della squadra ma il preliminare di Champions incombe. Perché se è vero che la Roma segna contro chiunque, è anche vero che rischia di subire gol da chiunque. È accaduto anche l’altra sera con i canadesi (imbottiti di riserve) fermati soltanto da un ottimo Alisson. Almeno tre parate di livello per il brasiliano che darà filo da torcere a Szczesny, da ieri nuovamente giallorosso. Se il polacco si fa preferire per il gioco con i piedi (fondamentale per Spalletti, soprattutto in assenza di un centrale, aspettando Vermaelen, che sappia fare il regista arretrato alla Bonucci), Alisson almeno per ora ha sorpreso per la capacità di concentrazione ed efficacia tra i pali. Le note liete della tournée Usa arrivano anche da Paredes e Strootman. L’olandese è un diesel che continua a macinare chilometri alla ricerca della miglior condizione. Che paradossalmente non è fisica ma mentale. Restare fermo 2 anni anche per un campione come Kevin non può non avere delle ripercussioni. Più che rimettersi in moto è trovare continuità nella giocata il prossimo step. Capitolo a parte merita Paredes: cresciuto sia fisicamente che tatticamente sembra un altro rispetto al ragazzino spaurito arrivato dal Boca un paio di anni fa. Deve però imparare a sveltire la manovra e ad avere più personalità nel dettare i tempi. Questo gli riesce ancora a tratti. E la Roma non può permetterselo.
RISCHI EUROPEI – Intanto, oggi a mezzogiorno (diretta tv su Italia 1), a Nyon saranno sorteggiati gli abbinamenti dei playoff della Champions. Inserita in seconda fascia, la Roma pescherà uno tra Manchester City, Porto, Villarreal, Ajax e Borussia Moenchengladbach.
(Il Messaggero)
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