Nel giorno del suo 59° compleanno, le prime ruggini emerse fra James Pallotta e Luciano Spalletti hanno visto quasi tutti i tifosi schierati a fianco dell’allenatore, inondando gli auguri societari al presidente con commenti tipo: «Caccia i soldi, con te non abbiamo vinto niente». Il messaggio in sintesi sarebbe: se Spalletti va via, è perché tu non vuoi investire. Insomma, le polemiche degli ultimi giorni hanno innescato la miccia.
Logico che questo dialogo a distanza non faciliti per il momento il rinnovo di contratto di Spalletti («Ho fatto un favore a non rifirmare. Secondo me anche la dirigenza ha gradito. All’allenatore precedente hanno pagato anche gli anni di contratto»). Una cosa però è certa: Pallotta ha grande stima per l’allenatore e per questo a suo modo tende la mano. «Ha ragione Luciano. Mi piacerebbe essere a Roma di più, ma il lavoro fatto sul nuovo stadio nell’ultimo anno è stato incredibilmente importante e io avevo bisogno di farlo. Un 2-0 sul Lione come regalo di compleanno? Non mi servono doni. I giocatori e la squadra mi hanno già regalato quattro anni fantastici».
La Roma ieri ha fatto sapere che Pallotta – in arrivo giovedì e pronto a restare una settimana – non tratterà di rinnovi (oltre a quello dell’allenatore, ballano anche quelli di Totti, De Rossi e Strootman e gli adeguamenti di Manolas e Nainggolan), ma si occuperà di incontri istituzionali relativi al nuovo stadio. Già venerdì, ad esempio, è in agenda un summit con la sindaca Raggi.
Pallotta terrebbe volentieri Spalletti, di cui apprezza l’ottimo lavoro, ma sa che è un allenatore ambizioso e caratterialmente «impegnativo» per i dirigenti. Morale: se quest’ultimo deciderà di andare via, il casting parla di big come Mancini o Emery, oppure «rivelazioni» come Gasperini o Di Francesco.
(Gazzetta dello Sport)
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