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Rassegna stampa

Roma, tutti colpevoli

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NOTIZIE AS ROMA – Venti punti dalla Lazio sono tanti, troppi, ed è un qualcosa che in città si accetta difficilmente, ma non è il solo problema.

La Roma è lontana soprattutto dal suo reale (ora non più) obiettivo, il quarto posto sta 12 punti più su ed è dell’Atalanta, senza il raggiungimento del quale, come noto, si andrà verso un depauperamento economico (meno 50-60 milioni) oltreché tecnico (cessioni importanti e non, al di là di una futura o imminente vendita del club, con un debito di circa 300 milioni).

L’origine del disastro non può essere attribuita alle radio romane, come sostiene superficialmente Capello, ma a svariati altri fattori, che stanno dentro Trigoria. Poi, ovvio, non bisogna mettere il solo Fonseca sulla graticola perché, come spiegato in questa doppia pagina, i colpevoli sono tutti. Fonseca, essendo la guida tecnica, ha la sua buona dose di responsabilità, questo sì: è l’ottavo allenatore che ci sta provando, e diciamolo chiaramente, non ci sta riuscendo, anche per colpe sue. Una piccola illusione il portoghese ce l’aveva regalata in autunno-inverno, ma da gennaio la caduta libera ed ecco ora il concretizzarsi di una crisi quasi irreversibile, aggravata dalle questioni societarie, un presidente assente e una società in totale confusione, con un Ceo non sportivo e un ds che è sospeso e abbandonato.

Ma andiamo sull’aspetto tecnico. La squadra va male in ogni reparto, è senza equilibrio: prende gol (40) con continuità, ne segna pochi (53, in sette occasioni non ha segnato nemmeno una rete) rispetto alle concorrenti, che viaggiano sulla sessantina o di più (l’Atalanta è addirittura a quota 82). L’involuzione nel gioco, da gennaio a oggi (nelle due fasi interrotte dal lockdown) e il crollo di risultati sono a tutti evidenti. L’ultima partita del 2019, a Firenze, aveva illuso tutti, la Roma dopo la vittoria al Franchi era quarta a più 4 dall’Atalanta, che ora è avanti di dodici punti, il club era ormai ceduto e la prospettiva per tutti aveva un colore diverso, rispetto ad oggi, che viviamo un sanguinoso post Covid. Tornati dalle vacanze natalizie, ecco sette sconfitte in dodici partite, più della metà: un trend da retrocessione.

I rapporti Fonseca-Petrachi via via sono andati scemando, Paulo ha cominciato a perdere il controllo della squadra; le sue idee hanno smesso di funzionare, di essere accattivanti sui calciatori. Anche lui a un certo punto è stato costretto, in parte, a rinunciare al suo credo per aprire le porte al risultato: siamo passati dal gioco spettacolo, all’italianizzazione coatta. Che non ha portato a niente, forse solo all’ibrido che vediamo da un po’. Questa squadra ha pochi giocatori di spessore, forse l’unico conclamato è Dzeko (con tutti i suoi difetti), poi ci sono Pellegrini e Zaniolo. Giocatori migliorati: forse il solo Kluivert, nella prima parte della stagione.

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Fonseca non è riuscito a valorizzare nemmeno i nuovi, da Diawara a Veretout, fino a Mkhitaryan e Pau Lopez. Solo Smalling e Mancini (ottima la fase vissuta da centrocampista, questa sì una intuizione di Fonseca) dei primi mesi, hanno dimostrato di poterci stare. In una situazione normale, Fonseca verrebbe messo in discussione: già tre esoneri per la Roma americana e l’addio del portoghese si gioca a 5,50, come riporta Agipronews. Le sue scelte, specie contro l’Udinese, sono state cervellotiche, dall’esclusione di Dzeko ai fuori ruolo Perotti (trequartista) e Under (a sinistra). Alla Roma non resta che tenere la quinta posizione (domenica c’è la trasferta a Napoli, la squadra di Gattuso ha tre punti in meno di quella di Fonseca) per poi giocarsi l’Europa League in agosto.

Ultimo aspetto: la tenuta fisica. La Roma è ferma, non corre, gestisce male le poche forze a disposizione, tutto questo tenendo conto delle condizioni ambientali (il caldo e le partite ravvicinate) che però valgono per tutti. Lazio, Juve, Atalanta sono ripartite da dove si erano fermate, la Roma è peggiorata. Nove gare ancora, si spera che la caduta finisca. Ieri colloqui Fonseca, Fiega e giocatori: il gruppo denuncia l’incapacità di resistere allo sforzo e di arrivare sempre secondi sul pallone. Gambe pesanti. Come la situazione generale.

(Il Messaggero)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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