AS ROMA NEWS TORINO MOURINHO – L’ultima, poi il lungo letargo prima di un Mondiale che sta mandando fuori di testa un po’ tutti gli allenatori, compreso José Mourinho, alle prese con quei calciatori che sono con la testa altrove, o perché hanno mancato la convocazione o perché quella chiamata è arrivata e ora vivono nel timore di rischiare sul più bello, mentre oggi invece c’è da rischiare eccome, perché la Roma altri punti non ne può perdere, scrive Il Messaggero.
L’esempio in casa si chiama Paulo Dybala, recuperato per la partita con il Torino e ovviamente non al top della condizione. Mou ne ha bisogno ma sa che la sua disponibilità non è completa. Lui sta bene, ieri ha svolto tutto l’allenamento e non esclude di poter giocare dal primo minuto, vedremo.
La partita contro il Toro (oggi alle 15, non si scendeva in campo di pomeriggio da novembre 2019, Roma-Brescia 3-0) arriva in questa situazione di generale difficoltà e non solo legata alla questione Dybala. Mou ha bisogno di una vittoria, che all’Olimpico manca alla sfida con il Lecce, guarda caso l’ultima con Paulo – seppur parzialmente – in campo. Tre punti, per non trascorrere cinquantadue giorni mondiali pensando alle concorrenti Champions che magari hanno aumentato il vantaggio sui giallorossi.
C’è da rischiare, dicevamo e lo Special ha bisogno dell’ultimo squillo di certi calciatori che in questo primo scorcio di campionato sono stati latitanti. Ha bisogno di Dybala, questo è ovvio, della continuità di Abraham, atteso al bis dopo la splendida rete di Reggio Emilia: Tammy è uno dei delusi mondiali, Southgate lo ha escluso dai convocati. Mou ha la necessità di risvegliare i sensi di Zaniolo, che ha ritrovato la Nazionale e che ora deve cominciare a decidere le partite, perché non può essere uno da due reti in stagione e una sola (a Verona) in campionato dopo quattordici giornate.
Nico sta discutendo il rinnovo a cifre top, ha l’obbligo di alzare il livello, specie nei numeri, fin qui modesti per un calciatore con quelle potenzialità fisiche e tecniche. Mou deve ritrovare il gruppo, quella famiglia che lo scorso anno si è stretta intorno a lui ed è arrivata fino in fondo alla stagione, con un successo – la vittoria della Conference – finito al di sopra di ogni negatività. Difficoltà che si sono ripresentate in blocco anche quest’anno: gli infortuni gli hanno portato via il mercatino, da Dybala a Wijnaldum, gli elementi chiave del suo gioco. E, come lui stesso ha riferito, la causa di certi risultati scadenti sono addebitabili ad alcuni elementi che hanno abbassato il livello rispetto alla scorsa stagione. E chi è arrivato – e non solo per gli infortuni – non ha contribuito a compensare queste carenze tecniche, vedi pure Matic e Celik, pure loro hanno vissuto qualche giornata di troppo in infermeria.
E Belotti? Deludente, è nello stesso elenco dei suoi compagni: oggi si troverà davanti il suo Torino e con molte probabilità non lo vedrà nemmeno da titolare. Scavalcato spesso e volentieri da un Abraham irriconoscibile e mercoledì scorso anche da Shomurodov, che ha vissuto l’intera estate in attesa di una sistemazione. La famiglia è andata in crisi anche per i traditori, vedi Karsdorp – ancora molto arrabbiato per quello che è successo a Reggio Emilia – che oggi, bene che vada, lo vedremo in panchina, per lui è una punizione maggiore rispetto alla tribuna. Rick parla spesso con Mou, a gennaio si deciderà il suo destino. C’è una partita per tappare queste falle, per soddisfare quei sessantamila fissi, presenti all’Olimpico.
Mou, anche quest’anno, è dovuto ricorrere all’intervento di qualche giovane, Volpato ha dato segnali del suo talento ma è ancora incompleto (oggi o lui o Dybala, e sarà comunque staffetta). Zalewski deve ritrovare se stesso, quel ragazzo sfrontato e illuminato della passata stagione. Bove c’è e non c’è, è stato trattenuto (lo voleva il Sassuolo nell’affare Frattesi) ma gioca poco. Mou ha minacciato di far giocare presto il giovane Tahirovic. Chissà, magari oggi è il suo turno, là in mezzo. In attesa del risveglio degli altri, vecchi e nuovi. Poi, arrivederci al 2023, con le scorie del Mondiale e una Champions, necessaria, da (ri)conquistare in fretta.
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