Bruno Peres

(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese) A Torino ha vissuto forse le sue emozioni più belle in Italia, cominciando da quel coast to coast del 30 novembre 2014, quando dopo 78 metri di galoppata Bruno Peres insaccò il pallone dell’1-1 nel derby con la Juventus (poi vinto dai bianconeri in pieno recupero con un gol di Pirlo). Quel giorno l’Italia (quasi) intera si accorse di lui e la Roma gli mise gli occhi addosso. Tanto che l’allora d.s. Walter Sabatini provò a portarlo nella Capitale già nel 2015 («Sembrava tutto fatto, ma la trattativa non si chiuse», disse il terzino brasiliano), per poi riuscirci nel 2016. Quel Bruno Peres lì, quello di Torino, a Roma si è visto poco. Prorompente nella fase offensiva, sconclusionato e tatticamente indisciplinato in quella difensiva. Ora Peres torna nel suo primo stadio italiano da avversario per la seconda volta. La prima andò male, con la Roma sconfitta 3-1 e Spalletti che parlò di «menti malate», rivolgendosi ai suoi giocatori. Per Peres ci sarà un motivo in più per far bene: respingere l’imminente assalto di Rick Karsdorp, oramai in rampa di lancio.

LA STAFFETTA – Domani il brasiliano sarà ancora titolare, anche se sulla carta potrebbe essere una delle ultime volte. Almeno a stretto giro di posta. Proprio perché il presunto titolare, Karsdorp appunto, viene da due convocazioni consecutive (Napoli e Chelsea) e Di Francesco conta di buttarlo dentro la prossima settimana, in una delle due sfide con Crotone e Bologna. E se poi Karsdorp dovesse davvero essere quello che promette di essere, allora per Bruno Peres potrebbero arrivare giorni amari. A meno che il brasiliano già domani non dia un segnale importante, un colpo di coda, una prestazione d’autore come in giallorosso non ha mai mostrato. «Giocare nel Torino e nella Roma è completamente diverso, la scorsa stagione ho sofferto un po’, in granata non c’è la stessa pressione – ha detto all’inizio di questa sua seconda avventura romanista –. Me lo avevano detto che Roma sarebbe stata una piazza bella ma difficile. E io voglio tornare ad essere presto quel Bruno di cui tutti si erano innamorati. Sono certo che questo sarà un anno totalmente diverso». Quelle certezze lì, però, per ora si sono in parte dissolte ed in parte rimaste proprio tra le Dolomiti, dalle parti di Pinzolo, dove Peres rilasciò queste dichiarazioni. Poi sono iniziate le partite e l’impressione di rivedere il Bruno Peres di Torino non si è mai avuta davvero. Tanto che qualche tifoso si è anche divertito ad affibbiargli soprannomi poco eleganti (Bruno Ceres su tutti, facendo riferimento alle voci sulle sue serate notturne).

ANELLO DEBOLE – Anche perché oramai gli avversari hanno capito che Bruno Peres è l’anello debole della difesa giallorossa e spesso e volentieri vanno ad insistere proprio lì. Come il Napoli, ad esempio, che nella vittoria colta all’Olimpico «lavorava» spesso e volentieri sulla sua fascia, la sinistra, quella dove il brasiliano, con l’aiuto a volte di Florenzi, provava ad arginare la catena formata da Insigne e Ghoulam. Ed anche a Londra, contro il Chelsea, del resto non è andata poi meglio. Ed allora per provare ad uscire con il bottino pieno domani da Torino c’è bisogno di un Bruno Peres diverso. Non solo bravo nell’attaccare gli spazi, ma anche capace di essere utile in fase difensiva. Altrimenti tutto quello che fa dalla cintola in su risulta vanificato da quello che non gli riesce dalla cintola in giù. Insomma, domani è anche un’occasione di riscatto per il brasiliano, la possibilità di cancellare dubbi e luoghi comuni. Anche perché fuori casa la Roma in campionato finora ha fatto benissimo, con tre vittorie su tre e neanche un gol subito. Di Francesco vuole continuare così, Bruno Peres anche iniziare una sua storia tutta nuova.



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