Uno di San Giovanni, l’altro di Ostia. Due cuori divisi da mezza città, sempre e solo quella, Roma. Francesco e Daniele giallorossi lo saranno per sempre, perché la Roma l’hanno vissuta, da fuori, da dentro. Domani non sarà più così, perché quel domani arriva sempre. La fine, quella del distacco. Tu puoi fare pure il dirigente, potrai essere riconoscibile all’infinito come grande romanista, ma se non indosserai più quella maglietta, è tutto molto diverso. Totti e De Rossi sono alla fine di un percorso: il capitano l’ha cominciato venticinque anni fa, il vice “appena” quindici. Quarantanna in due. Di Roma come unica soluzione delle loro vie. Due percorsi pieni di gioie e non solo. Il finale che entrambi hanno vissuto e stanno vivendo quasi da sopportati, e per motivi diversi. La storia di Totti è nota, il contratto è stato rinnovato ma che fatica. Si è stati vicini alla rottura, perché Francesco e i suoi quasi quaranta anni, per tanti, non era più idoneo all’attività sportiva. Poi c’è stata Roma-Torino, quella magia sotto la Sud, la sua corsa con le braccia spalancate, poi ancora c’è stata Bergamo e ancora il Napoli, quindi Genova. Totti giocherà ancora nella Roma, si è fatto il suo ennesimo ritiro, è partito per la tournèe e alla fine della prossima stagione deciderà se continuare o meno. E se dovesse decidere di andare avanti, con ogni probabilità, non lo farà con la Roma. Quindi, al di là della provocazione di Pinzolo da parte di Spalletti, Checco farà il dirigente della Roma e per lui comincerà un’altra vita. Tutta da scoprire: perché chissà come si troverà a lavorare in un altro ruolo senza avere come compagno di spogliatoio un giocatore tipo Florenzi, ma un vicino d’ufficio tipo Baldissoni, tanto per fare un altro esempio. Chissà. Godiamoci questo anno in campo, l’ultimo.

UN RINNOVO DA SPERARE – Poi c’è capitan futuro, mai un soprannome si è rivelato così sbagliato. Il futuro da capitano non c’è mai stato per De Rossi, perché Totti è sempre stato lì, al suo fianco, sempre come fratello maggiore. Capitano uno, vice capitano l’altro. Sempre. Quest’anno Daniele va a scadenza come Totti. Pure per lui è l’ultimo, perché forse lo vuole o perché forse fin ora non ha trovato nessuno che gli proponga di restare (magari succederà). Daniele è innamorato della Roma, è – come Totti – tifoso vero della sua maglia. Ieri ha compiuto 33 anni (e tanti auguri) e da quando ne ha nemmeno 18 arrossisce dopo un gol, dopo una vittoria o un insuccesso. De Rossi, come nessun altro, ha pagato il suo ingaggio, pesante per la società e, non si sa perché, per qualche tifoso, che lui ha definito «commercialista», e spesso si è sentito di troppo. De Rossi, in più di un’occasione, ha rischiato di andarsene e nella sua testa (magari avendo pure ragione), nessuno o pochi lo avrebbero rimpianto, perché «da anni (una volta due, poi diventavano tre, ndr) ha smesso di giocare a pallone». Daniele ora ha bisogno di staccarsi dalla sua città, che ama ancora oggi ma che non lo apprezza fino in fondo, potrebbe finire negli States. Ma statene certi, questa stagione la vivrà – come Totti – con la solita intensità, almeno proverà a farlo, perché ogni volta che è stato a terra si è sempre rialzato e ha ruggito. E ha urlato «daje Roma daje». Totti come Francesco, due romanisti diversi, due che presto o tardi rimpiangeremo. Perché l’amore, seppur enorme, prima o poi va a scadenza, come i loro contratti.

ALTRI SCADENDI – C’è qualcun altro che sta per cominciare la stagione con un contratto firmato fino a giugno del 2017. Uno è Spalletti, che ha già chiarito quale sia il suo pensiero: non vuole sedersi sulla lunghezza di un accordo, ma vuole guadagnarsi la conferma. L’altro è Walter Sabatini che ha provato ad andare via ancora prima del prossimo giugno, ma è stato trattenuto. Due capitani, l’allenatore, il ds teoricamente al capolinea. Una volta ci saremmo preoccupati, oggi pare tutto normale. Una noiosa normalità.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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