Un anno fa Paulo Fonseca si divideva tra Ucraina e Portogallo in attesa di una firma che gli avrebbe cambiato la vita. Sognava di allenare in un campionato di primo livello e proprio in quei giorni il suo sogno stava diventando realtà.
Il 4 giugno l’incontro con Fienga e Petrachi (d.s. in pectore, non ufficiale), immortalati a Fiumicino non senza qualche imbarazzo, l’8 la preparazione di tutti i documenti, il 10 l’annuncio ufficiale. «Una settimana intensa e bellissima», la definì quando ormai tutto era stato fatto. Pensava di dover solo allenare la Roma, non immaginava, come nessuno, che in un anno da tecnico giallorosso sarebbe cambiato il mondo.
Ieri, come i suoi calciatori, ha approfittato della domenica di riposo per andare a pranzo fuori con la famiglia. Ha scelto un ristorante di pesce («la mia passione», ha svelato qualche giorno fa) al porto di Anzio, dove ha mangiato insieme alla moglie e al figlio. I giocatori non sono stati da meno: Perotti, ad esempio, è andato a Castel Gandolfo, Pellegrini a Sabaudia. Cronaca di una domenica di pace, una delle ultime prima del ritorno del campionato.
Tempo per festeggiare ce ne sarà, perché Fonseca vuole che tutti siano concentrati per i due mesi che potranno dire molto, se non tutto, anche della Roma che sarà. Perché se c’è una cosa che Fonseca ha promesso ai tifosi, e a se stesso, un anno fa, è che in due o tre anni avrebbe fatto di tutto per vincere qualcosa. La strada sembra complicata, ma il portoghese non è uomo da tirarsi indietro: «Potremo creare qualcosa di speciale», ha garantito. Solo se e quando ci riuscirà allora potrà davvero festeggiare.
(Gazzetta dello Sport)
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