«Abbiamo il sessanta per cento delle probabilità di farcela». Spalletti carica la Roma e, giustamente fregandosene della scaramanzia, la spinge alla rimonta. Si parte, ore 21,05 all’Olimpico, dal 4 a 2 di giovedì scorso allo Stade des Lumieres. Il Lione, insomma, entra in campo in vantaggio e vede i quarti da vicino. Dentro lo spogliatoio giallorosso c’è, però, la convinzione che la qualificazione è ancora possibile e quindi l’Europa League resta, non solo a parole, tra i 3 obiettivi stagionali, insieme con il campionato e la Coppa Italia. La notte sotto la collina di Monte Mario va dunque vissuta intensamente come spesso è accaduto anche in passato e a prescindere da come sia andata a finire. Stona, nel paragone con altre gare spericolate, giusto l’aspetto ambientale: lo stadio, dimezzato nelle presenze (circa 35.000 spettatori annunciati), non rende bene l’idea di quanto questa serata valga, non solo economicamente (l’unico trofeo continentale è stato alzato nel 1961), per il club di Pallotta. E, non dimentichiamolo, per il futuro del tecnico.

GIOSTRA DEL GOL Il 2 a 0 promuoverebbe la Roma. Ma, in quest’annata, solo 2 volte i giallorossi hanno vinto con il punteggio che basterebbe per eliminare il Lione: contro la Lazio il 4 dicembre e a Crotone il 12 febbraio. Spalletti sa bene che, in Italia come in Europa, ci sta di incassare gol e che quindi sarà forse necessario abbondare. Così, sorridendo, chiarisce che «va bene anche il tre a uno per passare» e che «anche se avessimo perso uno a zero, almeno due gol li avremmo comunque dovuti fare». Le statistiche dell’annata non lo smentiscono. I giallorossi, in 17 delle 42 partite stagionali, hanno ottenuto risultati utili per andare avanti (il 18°, successo per 4 a 2 a Vienna, avrebbe garantito i supplementari). Il tecnico rivela: «Al gruppo ho ricordato queste percentuali: abbiamo le carte in regola e le qualità per rimontare». Cioè ha messo davanti ai suoi giocatori proprio le statistiche degli ultimi 7 mesi e soprattutto le reti realizzate. Che, con l’acuto finale di Peres domenica al Barbera, sono addirittura 90 (media di 2,148 a gara). Anche la squadra di Genesio, però, viaggia ad alta quota che è poi la stessa dei rivali: 88 reti in 40 partite (media di 2,146). «Non ci verrà perdonato niente» avverte, ricordando che l’equilibrio e l’attenzione saranno decisivi come non mai. E anche il ritmo e quindi il pressing per non lasciare le pericolose ripartenze agli avversari che davanti sanno in che modo colpire. Tatticamente non c’è, però, aria di ribaltone: anche con il 4-2-3-1 c’è la possibilità di passare alla formula ibrida con 3 centrali o di difendere, se serve, con la linea a 5. Più del sistema di gioco può essere invece la scelta degli interpreti a indirizzare il match: dentro, nel turnover che sarà comunque extralarge, solo chi è recuperato al cento per cento per non sprecare le eventuali sostituzioni.

LUNGO DIGIUNO La Roma è chiamata a interrompere la sua striscia negativa in campo internazionale: 5 eliminazioni di fila agli ottavi tra Coppa Uefa ed Europa League. Solo 6 volte su 24 i giallorossi sono stati capaci di qualificarsi dopo aver perso la gara in trasferta, l’ultima il 3 marzo del 2004 contro il Gazientepspor (sedicesimi), dopo quelle con l’Oester Vaxjo, il Colonia, il Dundee United, il Partizan (l’unica partendo, come stasera contro il Lione, dal 4 a 2 di Belgrado) e il Broendby.

(Il Messaggero – U. Trani)



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