ULTIME NOTIZIE AS ROMA MANCHESTER UNITED – Il teatro dei sogni alla fine del primo tempo sembrava il palcoscenico perfetto per la Roma, un 2-1 più forte del Manchester United e dei tre infortuni tra 5’ e 37’, roba da record del mondo, ma il passaggio agli incubi e a un’altra catastrofe calcistica nello stadio del terrificante 7-1 di 14 anni fa ha accompagnato la squadra di Fonseca fino al fischio conclusivo: cinque gol in 45’ sono la rappresentazione di una disfatta, scrive La Gazzetta dello Sport.
L’espressione dell’allenatore portoghese dopo il 5-2 di Fernandes su rigore resterà nella storia giallorossa: c’è il senso di un addio e di una resa. Al 6-2 scorrevano già i titoli di coda. Il destino dell’allenatore è segnato da tempo. Solo vincere l’Europa League lo avrebbe forse sottratto al suo destino. Avrà sicuramente commesso i suoi errori, ma una domanda s’impone: quanti manager avrebbero ottenuto qualcosa di meglio con questo materiale tecnico?
A ruota, altre due questioni: perché passano gli anni e la Roma continua a dare lavoro senza sosta a medici e fisioterapisti? E come è possibile che una squadra semifinalista in Champions tre anni fa sia stata distrutta e impoverita in questo modo? Perché questo scempio?
Certo, perdere Veretout al primo scatto è stato il segnale di una serata difficile. Il k.o. di Pau Lopez, che pure aveva lavorato bene fino a quel momento, ha aumentato i cattivi pensieri. L’ennesima resa di Spinazzola è stata una mazzata.
Ma in tutto questo la Roma si è incredibilmente ritrovata a un certo punto davanti, dopo essere scivolata subito indietro, con l’1-0 di Fernandes su azione ispirata dallo stesso portoghese, gestita da Pogba, rifinita da Cavani e concretizzata da un ragazzo che nei cinque anni italiani non ha trovato una big a accorgersi di lui. Complimenti alle big. Il rigore sul tocco di mano di Pogba, a intercettare il cross di Karsdorp, piove dal cielo grigio di Manchester: perfetta l’esecuzione di Pellegrini.
Sopravvissuta alla sventola di Pogba, sulla quale matura l’infortunio di Pau Lopez, la Roma indovina il 2-1 in una ripartenza lungo l’asse Mkhitaryan-Pellegrini-Dzeko: tocco del centravanti non proprio in bello stile, ma Roma avanti. Quando nel recupero Ibanez consegna la palla allo United e Mirante inventa la grande parata, è naturale pensare: e se per la Roma fosse la serata giusta?
Basta poco per tornare sulla terra, perché il pareggio di Cavani all’alba della ripresa, in un contropiede in cui lo United trova una prateria centrale spalancata e l’uruguaiano ribadisce il suo istinto killer, riapre i giochi, sebbene, a ruota, divori da due passi il sorpasso. Qui per un quarto d’ora la Roma dà il meglio di sé. Ferita, assale con coraggio la porta di De Gea.
Mkhitaryan e Pellegrini mostrano facilità di palleggio, infilandosi tra centrali e esterni, creando problemi alla compassata difesa dello United. Pellegrini potrebbe anche tentare il colpo del 3-2, ma cerca Dzeko e la difesa dello United governa la situazione. Il tentativo di autorete di McTominay chiude le speranze della Roma. Da qui in poi, una mattanza.
Quando Wan-Bissaka spara verso la porta, Mirante respinge, ma regala il pallone a Cavani, è il via al disastro: l’uruguaiano non perdona. Lo United sente l’odore del sangue. La difesa della Roma, senza la protezione del centrocampo, va in barca. Un contatto Smalling-Cavani viene punito con il rigore. Serve la certificazione della VAR.
L’azione, anche dopo l’occhio della moviola, lascia qualche dubbio. La decisione dell’arbitro viene confermata: Fernandes fulmina Mirante. La finale di Danzica si allontana chilometro dopo chilometro, minuto dopo minuto. Un cross al bacio di Fernandes trova la testa di Pogba: 5-2. Fonseca ha lo sguardo del capitano che vede la nave affondare. Ma non è finita perché Greenwood piazza la botta e Mirante ancora una volta sbaglia qualcosa.
Sognare la rimonta e l’impresa impossibile è un dovere che riguarda la dignità dei calciatori e contiene il senso della natura dello sport. Ma chi osserva, chi informa e chi giudica ha il dovere dell’onestà intellettuale. Questo 6-2 è l’ultimo scempio di una pessima stagione europea per il nostro calcio. La Roma ha l’indubbio merito di aver permesso alla nostra serie A di centrare almeno una semifinale, ma con questo crollo cala il sipario.
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