Tammy Abraham

NOTIZIE AS ROMA VITESSE – Che fatica, ma la Roma va ai quarti di Conference League. Questo conta. Ci pensa Abraham (su assist di Karsdorp), con una zuccata sotto porta nei minuti finali, e ancora una volta i giallorossi timbrano in zona Mourinho. Un lampo nel buio, dopo una prestazione modesta e forse – è una chiave di lettura speranzosa – con la testa alla Lazio, scrive Il Messaggero.

La Roma – l’unica italiana ad aver raggiunto i quarti in tutte le coppe europee – ha rischiato, più per i suoi limiti che per i meriti dell’avversario. E’ stata a un passo dai supplementari (e ci mancavano anche quelli col derby alle porte…) fino a pochi minuti dalla fine. Ci ha pensato Tammy, gol numero 21, a far esplodere l’Olimpico: ha raggiunto Montella e Batistuta nel numero di reti alla prima stagione, questa è la sua soddisfazione ed è un bel record.

La Roma si deve interrogare sulla prestazione, ha rischiato troppo e prodotto poco. Contro un avversario modesto. Così, il derby non si vince. Abraham non può bastare. Servono i migliori Pellegrini, Zaniolo, che stavolta hanno steccato. Mourinho, questo, lo sa. Il tempo per preparare il derby è poco, le forze sono quelle.

A tre giorni dalla Lazio non era scontato aspettarsi le scintille e i fuochi d’artificio, ma di più sì. Almeno non questa prestazione mediocre. Abbiamo ammirato, si fa per dire, la solita Roma, contratta, con poche idee e anche un po’ confuse. Solo cuore, nel finale. Passaggi sbagliati, non un’idea brillante, niente.

Mourinho ci aveva provato a chiuderla subito, mandando in campo i titolari, o quasi tutti: ha congelato inizialmente Cristante e Karsdorp, dando spazio a Veretout e Maitland-Niles, quest’ultimo ancora inadatto. Il derby, come era prevedibile, è nella testa del tecnico e in quella dei calciatori, protagonisti a metà. La squadra sembrava quasi cullarsi sulla vittoria dell’andata, arrivata con una buona dose di fortuna, come fosse un segno del destino. Ma ha scherzato col fuoco.

Il tiro di Grbic (parato con non poca difficoltà da Rui Patricio) dopo solo un minuto, fa subito capire che la serata non filerà via liscia, anzi. Il Vitesse non è granché, fa quello che può: giocare duro, difendere e ripartire, restando in partita il più possibile. Sa essere pericoloso raramente, diciamo quel che basta; la Roma non si esalta, prova ad alzare il pressing e tenta qualche imbucata, ma sempre con scarsa convinzione.

Fatica ad arrivare in porta, Abraham e Zaniolo, nel primo tempo, sembrano due di passaggio. Palle buone non se ne vedono poche e quelle poche evaporano nel nulla. Vanno al tiro solo Veretout e Viña nei primi quarantacinque minuti, con due botte da lontano. Poi, stop. Pellegrini prova a inventare, ma non trova la luce. Si muove benino il solo Mkhitaryan, pure lui calerà in seguito.

Nella ripresa, Pellegrini prova a svegliare la Roma, che sembra un gigante addormentato (cit i Friedkin, che ieri hanno stretto la mano a Totti in tribuna) con un calcio di punizione dai trenta metri, ma la palla non prende lo specchio di poco. Ma a svegliare il gigante ci pensa il Vitesse, che passa con una botta di Wittek da fuori area. Gelo. Mou rivoluziona la squadra: dentro Cristante, El Shaarawy e Karsdorp, fuori Viña, Veretout e Maitland-Niles.

Arriva il primo tiro nello specchio da parte della Roma, con Cristante. Un fulmine, che non produce grossi effetti. La squadra di Mourinho continua a sbattere contro un muro, producendo poco, nonostante lo svantaggio. Mourinho tenta la carta Felix, al posto di Zaniolo, che esce tra i fischi dei quarantamila dell’Olimpico.

La Roma va avanti a testa bassa, senza sfruttare quelle poche occasioni che le capitano, vedi Pellegrini, che cerca il gol della gloria con una mezza girata poco convincente. Attaccare a testa bassa senza convinzione non serve, la Roma subisce un paio di contropiedi micidiali: uno di questi viene fallito da Grbic, che strozza il tiro e grazia Rui Patricio. E poi ci ha pensato Abraham, con l’assistenza di Karsdorp, apparso in palla. E il quarto di finale, per ora, cancella tutto. Oggi il sorteggio, e vedremo. La Roma c’è, come dice Mourinho, mentre altri sono a casa.



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