Josè Mourinho

AS ROMA NEWS FESTA CONFERENCE LEAGUE – La Roma dei trionfi dei Cesari, in fondo, doveva essere assai simile a ciò che il nostro limitato orizzonte riesce a scorgere. A questa onda umana felice e vincente, a questi fumi colorati che si arrampicano verso il cielo, a questa fallibile sensazione d’invincibilità che una volta veniva assicurata dalle legioni e adesso da un manipolo di ragazzi arrampicati su un autobus scoperto, destinati a essere, almeno per un giorno, contemporaneamente piccoli e immensi, scrive La Gazzetta dello Sport.

«What the fuck is happened?», chiedono due turiste americane incagliate nel delirio collettivo che la vittoria della Conference League ha generato. «Che cosa diavolo sta succedendo?», preferiamo tradurre. Niente di grave. Semplicemente che oltre centocinquantamila persone hanno deciso di dire grazie a una squadra di calcio in grado di far sentire ciascuno di loro come parte integrante del flusso della storia.

Parlare di festa non dà il senso di ciò che si annusa. Quella coppa che si staglia sul pullman che porta i calciatori – il primo di una carovana che arriverà a contarne tre, tutti con la scritta «Roma ha vinto» sulla fiancata – è un contenitore che trascende dal calcio per entrare nelle spire del tempo. La Roma non vinceva un trofeo da 14 anni e proprio per questo si era venuto a creare un gap generazionale che porta i più giovani a vivere una sorta di “prima volta” cosciente di un successo e i più anziani a spolverare i loro ricordi.

Davanti a una passione del genere, si capisce perché i programmi originali cambino in corsa. Partiti intorno alle 16 dalla zona della Colombo, gli autobus dovrebbero arrivare alle Terme di Caracalla e proseguire per il Circo Massimo. Tre giri e poi direzione Colosseo per le ultime foto e la fine della celebrazione. Possibile? No, impossibile. Un percorso stradale che a regime si compie in una decina di minuti diventa un “happening” lungo oltre quattro ore con tanti protagonisti diversi.

Sull’autobus dei calciatori è festa da ragazzi. Si parte in maglietta rossa, ma la temperatura bollente fa mettere subito a nudo tutti i tatuaggi. La folla circonda il mezzo, si rischia, così per fare dieci metri occorre mezz’ora. Ma non importa perché si canta e si balla. I cori della curva come le canzoni alla moda. Si beve anche. Birra e champagne per tutti, che fanno salire ebbrezza e stupore. Lo stesso che lo aveva accolto vedendo alle 4 di notte oltre quattromila persone ad attenderli a Fiumicino e più tardi duemila a Trigoria, con capitan Pellegrini che officiava il rito della esposizione della Coppa.

Adesso sono Mancini e Zaniolo a guidare la festa, ben supportati da Spinazzola e Ibanez. Nella cascata di slogan entra ben presto la Lazio. Si va dal «chi non salta…» ad altri epiteti poco nobili, dalle associazioni libere fra Zaniolo e la famiglia Zaccagni, fino a due striscioni che compaiono tra le mani di Kumbulla e Zalewski, giocando con le parole: «Lazia’, tirana brutta aria» e «Laziale, chiudi le finestre». Sullo stesso pullman dei calciatori c’è anche Tiago Pinto, mentre quello subito dietro è destinato a Mourinho e al suo staff. José ha l’aria papale. In maglietta rossa saluta la folla con fare benedicente, provando una commozione trattenuta.

La vera meraviglia, però, trova spazio sul terzo autobus, che si aggrega più tardi. Li c’è la famiglia Friedkin al gran completo, che beve champagne ed è quasi incredula per ciò che vede. Migliaia di bandiere, persone arrampicate sugli alberi e sui semafori, fumogeni giallorossi che delimitano la strada, traffico congestionato per tutto il quadrante cittadino, con chilometri di auto ferme in mezzo alla strada. Anche Dan, adesso, è uno dei re di Roma a cui chiedere tutto. Per questo si innalza il coro: «Presidente, portaci Dybala» a cui l‘uomo risponde solo con sorrisi.

Le ore passano e il pullman avanza lentamente, arrivando con fatica al Colosseo lungo una via in cui spiccano tre bandiere: quelle di Italia, Portogallo e Stati Uniti. Ma il viaggio non è solo nello spazio fisico, bensì anche in quello virtuale. Infatti, mentre avanzano, giocatori e dirigenti – a partire da Ryan Friedkin – girano video che mettono sul web, facendo partecipare la gente alla festa da un altro punto di vista per arrivare a una simbiosi quasi totale. Abraham posta: «Mamma, ho fatto la storia».

Quando anche il rito del Circo Massimo e del Colosseo è consumato, l’enorme folla lentamente comincia a disperdersi e così i pullman tornano verso Trigoria. È buio, ma scopriranno che la festa non vuole finire. In questo senso nei prossimi giorni la Roma sarà ricevuta in Campidoglio dal sindaco Gualtieri, che ha benedetto la festa di popolo. Bene così. D’altronde non è sempre vero che la felicità dura solo un attimo.



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