Il recupero di Smalling, il rilancio di Kumbulla. Ma sarebbe riduttivo spiegare la nuova solidità della Roma con la crescita di due difensori. O meglio, di due singoli, scrive il Corriere dello Sport. Ha ragione Gianluca Mancini quando sottolinea che «contro l’Atalanta abbiamo difeso bene perché tutti hanno collaborato all’operazione».
Dal pressing di Abraham e Zaniolo alla compattezza tra i reparti. Verissimo. Di sicuro qualcosa di nuovo, qualcosa di buono, ora si nota: nelle ultime due partite la squadra non ha subito gol (250 minuti totali dall’ultimo incassato contro il Verona) e nelle ultime cinque ne ha concessi quattro, uno dei quali determinato dall’assurdo autogol di Rui Patricio contro il Sassuolo.
Se la Roma è tornata nella scia del quarto posto, con una finestra sulla Champions, è merito soprattutto della stabilità del telaio, tradizionalmente uno dei punti di forza delle squadre di Mourinho. L’allenatore ha messo molto di suo, cambiando spesso lo scacchiere e insistendo nel lavoro quotidiano sui movimenti difensivi, anche sui calci piazzati.
Ma il resto è scattato nella testa dei giocatori, che si sono calati nella dimensione del sacrificio per dare un senso al campionato. Con dieci giornate da vivere, raggiungere la Juventus che ha sei punti in più sembra un esercizio di ottimismo. Ma inseguire una chimera può facilitare l’adattamento alla realtà: arrivare quinti è sempre meglio che ottavi, avrebbe detto Massimo Catalano. E pensate quanti rimpianti possa avere Mourinho per quei sette minuti insopportabili che hanno sovvertito il copione dello scontro diretto, da 3-1 a 3-4. Avesse vinto quella partita, la Roma oggi avrebbe gli stessi punti della Juve.
Con sette partite di imbattibilità, intanto, la Roma ha raccolto 15 punti. Come la Juve, proprio. Nessuno in Serie A ha fatto meglio. Segno che pian piano i risultati della terapia Mourinho si stanno vedendo. Rispetto allo scorso campionato, concluso rovinosamente a causa della distrazione dell’Europa League, la Roma ha incassato 5 gol in meno (non contando la sconfitta a tavolino di Verona). E’ ancora a -3 rispetto alla gestione Fonseca ma risalirà in fretta, perché l’anno scorso la squadra conquistò solo 5 punti tra la ventinovesima e la trentaquattresima giornata. Il sorpasso virtuale, per ciò che vale, è alle viste.
Non basta, tuttavia, per avvicinare le top 4. Adesso che ha guadagnato un po’ di equilibrio tattico, Mourinho deve migliorare la qualità del gioco e soprattutto la concretezza offensiva. Da questo punto di vista mancano 5 reti rispetto al 2021. E soprattutto nella Roma segna quasi solo Abraham, quinto marcatore del campionato a quota 13: Tammy ha ritrovato il gol su azione contro l’Atalanta, dopo 445 minuti di reti arrivate solo da calci piazzati, ma gli altri attaccanti faticano. Zaniolo, Shomurodov, El Shaarawy e Felix sono tutti fermi a 2. Invece Pellegrini e Mkhitaryan, avendo cambiato ruolo, hanno abbassato le abituali medie realizzative.
Anche per questo Mourinho, senza rinunciare all’equilibrio, ha provato a far coesistere i giocatori di maggiore talento: schierare insieme Abraham, Zaniolo, Pellegrini, Mkhitaryan e persino il giovane Zalewski contro l’Atalanta è stato spregiudicato. E però utile a creare problemi a Gasperini, che già era caduto nella trappola a Bergamo.
La strada ormai è tracciata: la difesa a tre, assimilata da due anni dalla squadra, resterà la base di partenza. Ma siccome Mourinho non la ama, e lo ha detto esplicitamente, viene aggiustata con l’inserimento di calciatori che possano migliorare la fluidità di gioco. Se la Roma è la seconda squadra per tiri tentati (dietro all’Inter) ma ha l’ottavo attacco del campionato, il meccanismo ancora non funziona a dovere.
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