(Il Giornale – M. Di Dio) Nel nome di Astori. Continua la corsa della Fiorentina che ora insidia il Milan nella volata per l’Europa. Sei vittorie di fila la squadra viola non le conquistava dall’aprile 1960 (in rosa a quei tempi c’erano giocatori del calibro di Sarti, Hamrin e Montuori, tanto per fare qualche nome illustre) e cinque sono arrivate dopo la tragedia del suo capitano. «Il gruppo è unito, in campo ci aiutiamo molto, uno corre per l’altro, abbiamo voglia di stare insieme anche dopo l’allenamento in nome di Davide, questa è la nostra forza», ha sottolineato Simeone, protagonista anche all’Olimpico con il suo decimo gol stagionale, il terzo consecutivo. Come dire, l’aspetto psicologico sta contando più di quello tecnico. Anche se Pioli ha precisato: «Ridurre tutto a questo non sarebbe obiettivo. Di sicuro però abbiamo un impegno, onorare il nostro capitano, Davide era il primo che credeva in questo gruppo, da qui alla fine daremo sempre il massimo».
L’altra faccia del pomeriggio è quella scura della Roma. Che subisce il contraccolpo psicologico del ko con il Barcellona – limite nel Dna della truppa giallorossa -. E che non ha più l’arma dell’Olimpico dalla sua: sei le sconfitte stagionali in casa, ben 17 dei 26 gol subiti davanti al pubblico amico e solo 25 reti segnate, con 4 «clean sheet» delle avversarie. Troppo poco per una squadra che vanta il maggior numero di tiri nella serie A ma che si dimostra poco cinica sotto porta. «Abbiamo subito tre tiri e abbiamo preso due gol, si guarda sempre il risultato senza valutare il resto, non ci sono girati a favore degli episodi – così il tecnico Di Francesco -. Poi abbiamo dei grandi demeriti, non siamo concreti e non siamo bravi a concludere la grandissima mole di gioco che facciamo. Sono molto arrabbiato per questo».
Il turnover applicato in vista del return match di Champions con i catalani (cinque i cambi rispetto al Camp Nou) non ha pagato, anche perché i ricambi non sembrano tutti all’altezza dei titolari. E il ko con la Fiorentina, unito al pari con il Bologna, mette ora a rischio quel terzo posto costruito con una serie positiva di risultati. Oggi potrebbe arrivare il sorpasso dell’Inter e l’aggancio della Lazio, a sette giorni da un derby che diventerà un vero e proprio spareggio per un posto nel prossimo torneo d’élite continentale.
La Fiorentina, senza punti di riferimento importanti come Chiesa e Badelj (che avrebbero fatto comodo nella partita di ieri) approccia la gara in maniera feroce dal punto di vista offensivo, trova il gol con Benassi agli albori e il bis con Simeone verso la fine del primo tempo e poi agisce con ordine nella fase difensiva. La Roma gioca una partita a lungo confusionaria, paga il conto con la sfortuna (tre pali, di cui una traversa di Schick, ancora a secco nella sua esperienza in giallorosso tranne il gol in Coppa Italia al Toro) e con la sufficienza (vedi il clamoroso gol divorato da Nainggolan). «Se non scendiamo in campo senza cinismo, non andiamo da nessuna parte, ma bisogna cambiare anche la mentalità, la crescita si vede anche dagli allenamenti», ha detto ancora Di Francesco. Che già martedì vorrà vedere un’altra Roma, chiamata all’impresa europea quasi impossibile in un Olimpico da tempo non più amico.
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