Con la testa, il carattere, l’esperienza e quel pizzico di fortuna che non guasta. La Roma a Bergamo ha fatto quello che doveva: vincere. Non contava come, per il bel gioco e gli schemi ci sarà tutto il tempo. Intanto il campionato di Eusebio Di Francesco inizia con un colpo importante, tutt’altro che banale, su un campo dove nessuno era ancora riuscito a portarsi via il bottino pieno nel 2017. Ossigeno puro dopo i processi agostani causati da un’amichevole sbagliata a Vigo e il mercato che non ha ancora portato l’acquisto ad effetto per l’attacco. Al tecnico abruzzese va benissimo così, nonostante non si possa certo parlare di prestazione convincente.
La sua Roma deve ancora nascere sul campo, quella di ieri però è stata squadra dall’inizio alla fine, anche nei momenti di chiara difficoltà, contro un avversario che sembrava non essersi mai fermato rispetto all’anno scorso: cambiano gli interpreti, ma l’Atalanta di Gasperini continua ad andare a mille e può ancora dar fastidio a tanti. Con qualche piccolo accorgimento, però, Di Francesco è riuscito a contenere lo strapotere atletico dei nerazzurri, con la necessaria copertura garantita alla difesa. Alisson non ha fatto una sola parata difficile, anche se deve ringraziare Ilicic, che ha colpito il palo praticamente da dentro la porta nel finale: il segnale della buona sorte, per una volta disposta ad assistere la Roma. È bastato quindi un gol geniale di Kolarov su punizione per iniziare la stagione col sorriso, segnato dal migliore in campo insieme a De Rossi e Juan Jesus, gli altri due simboli di questa vittoria ottenuta con la concentrazione e il cuore. Il brasiliano non ha sbagliato un intervento, mentre al suo fianco Manolas ha confermato tutti i limiti di impostazione: incredibile la quantità di palloni regalati agli avversari, con Di Francesco a disperarsi dalla panchina, anche quando dopo il cambio Peres-Fazio gli ha chiesto di fare il terzino destro ma il greco non è riuscito a interpretare il ruolo come doveva.
E allora il tecnico ha buttato dentro Pellegrini per chiudere la gara con una difesa a cinque, segno che al modulo si può derogare eccome nei momenti topici. L’Atalanta, va detto, non avrebbe rubato nulla se avesse trovato il pareggio. Ha messo alle corde per lunghi tratti una Roma ancora con le gambe imballate e la testa pensierosa: evidente come i giallorossi stiano cercando di interpretare uno spartito che ancora non conoscono. Nainggolan e Strootman hanno margini enormi di crescita, Bruno Peres ha giocato badando soprattutto a non sbagliare, Dzeko è dovuto andare a prendersi qualche pallone a centrocampo per entrare in partita, l’esordio di Defrel non è stato entusiasmante così come l’impatto di El Shaarawy. Sabato all’Olimpico sarà ancora più dura. Arriva l’Inter di Spalletti, che Totti guarderà con aria di sfida dalla tribuna. Ieri ha iniziato a «vigilare» la Roma. E almeno come amuleto, si può dire che ha funzionato.
(Il Tempo – A. Austini)
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