All’Olimpico, di questi tempi più freezer che teatro, la Roma entra stasera in scena anche nella quarta competizione della stagione. Nel turno secco degli ottavi di Coppa Italia, alle ore 21, ospita la Sampdoria di Giampaolo per andare avanti anche in questo torneo che ha già vinto 9 volte (e altre 8 è stata finalista), l’ultimo proprio con Spalletti in panchina nel 2008: nei quarti l’aspetta il Cesena. Di scomodo, dunque, c’è solo l’avversario che, non essendo costretto a risparmiarsi per pensare alla classifica della serie A (è a 14 punti dalla zona che scotta), si presenta nella capitale per ribaltare il pronostico. Il trofeo, come spesso è accaduto anche in passato, è insomma nel mirino dei giallorossi che, al 2° posto in campionato e con la Juve nel mirino (1 punto di distacco, ma la capolista deve recuperare la partita di Crotone), hanno steccato solo nel playoff di Champions, eliminazione dolorosa (anche per il bilancio) che hanno poi attenuato in parte con la promozione, da primi nel loro gruppo, ai sedicesimi di Europa League.
ROTAZIONE CALIBRATA La Coppa Italia, insomma, non sarà snobbata dalla Roma che, tra l’altro, deve cancellare la figuraccia nell’ultima edizione, fuori il 16 dicembre del 2015, sempre all’Olimpico e agli ottavi, contro lo Spezia (serie B) ai rigori. Quel ko costò, meno di 1 mese dopo, l’esonero a Garcia. Spalletti, senza nemmeno ricordare l’umiliazione nella stagione passata, richiama il gruppo alla concentrazione sull’obiettivo. Che pretende «ossessionato dalla vittoria» come lo ha visto ultimamente in campionato. La rotazione ci sarà, ma solo per far riposare qualche giocatore in questa full immersion di 11 gare (contando anche l’eventuale quarto) in 43 giorni. La rosa, nel tour de force iniziato domenica a Udine, è da gestire con oculatezza fino al 26 febbraio (tappa a San Siro contro l’Inter). «Ma, essendo partita da dentro o fuori, non farò alcun esperimento» ha avvertito il toscano. «Non siamo nelle condizioni di dire che utilizzeremo chi ha giocato poco. Si sceglie chi vince, chi porta a casa la vittoria. Dobbiamo assolutamente battere la Sampdoria perché se non si mira sempre alla vittoria è segno che siamo mediocri. E qui i mediocri non ci possono stare. La Roma ha bisogno di vincere: a me è accaduto di alzare già qualche coppettina. Quando ci riesci ti sembra che inizia una nuova vita. Ti senti più forte e più sicuro. Cresce l’autostima. Non è per la bacheca, insomma». Annuncia il ritorno di Alisson, portiere di coppa, e l’esordio di Mario Rui che spera di far partire dal primo minuto. Gli altri titolari sono tutti sulla giostra. Si sale e si scende solo ascoltando il medico e il diretto interessato: da verificare soprattutto Ruediger, Juan Jesus Vermaelen per la difesa. Tra i convocati, comunque, torna pure Perotti. A centrocampo e in attacco la rotazione sarà in corsa e può coinvolgere anche i capitani De Rossi e Totti. Gerson la possibile mossa a sorpresa. Sicure, quindi, 2 novità (al massimo 3).
SECONDO E CONTORNO Spalletti, per coccolare Dzeko che ha definito «molle» nella prestazione di domenica, ha raccontato come ha accolto lunedì i giocatori negli spogliatoi: «Ho diviso la lavagna, da un parte ho scritto la classifica reale, dall’altra come sarebbe stata se avessimo pareggiato contro l’Udinese. Per quelli che si accontentano è uguale, perché siamo sempre secondi. E, invece, è tutta un’altra cosa. E’ lì che si vede il giocatore di carattere, quello che vuole portare a casa tutto quello che poi gli passa davanti. Che segna un gol e punta subito a farne un altro. È questo un modo per parlare con la squadra, non è un fatto di dire qualcosa a Edin. Dzeko è un calciatore magnifico, splendido e divino. Fateci il titolo. Di-vi-no».
(Il Messaggero – U. Trani)
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