Siamo alla quarta giornata di campionato, eppure – vista l’aria – sembra il fotofinish della stagione. La Roma che va a Firenze è nervosa, forse troppo. Luciano Spalletti, a caccia della prima vittoria in trasferta, sbotta e il motivo ufficiale è la solita domanda su Totti, se ha o meno la possibilità di giocare titolare. Quesito ripetitivo forse, ma lecito. Così come del resto quello su Alisson e Szczesny. Lucio perde la calma, non ne può più e così si ritorna indietro di qualche mese. Con accusa urbi et orbi, stavolta. «Usate Totti per spaccare la Roma». Troppo. Nel dire che i buoni risultati della squadra, specie quelli della passata stagione (girone di ritorno con Spalletti in panchina), non sono arrivati solo per merito di Totti, ha ragione, perché si vince in tutti, si perde in tutti, sosteneva Capello. Ma e ribaltare la questione, tornando a ipotizzare come Totti diventi paradossalmente un problema, questo è sbagliato. Se si evidenziano le gesta di un calciatore disumano per via dell’età e riconosciuto una leggenda da parte di tutti, significa raccontare una bella storia di calcio e in questo caso fare il bene della Roma, non spaccarla. Il resto è esagerazione doc.

PAROLE INCROCIATE – Prediamola come una provocazione, così come questa che, sempre Lucio, ha lanciato e, guarda caso, sempre legata al nome di Francesco, magari stavolta lanciando un messaggio al club. «Non solo non ho cambiato idea, aggiungo pure che se l’anno prossimo non ci sarà Totti non sarò l’allenatore della Roma». E lascia la sala stampa. Il messaggio non è interpretabile, perché può voler dire tutto o niente. I fatti certi sono che sia lui sia Totti vanno a scadenza di contratto e di sicuro il rischio che nessuno dei due sarà nella Roma, ad oggi c’è. Magari per motivi diversi. C’è solo da ricordare, in mezzo a tutto questo fiume di messaggi più o meno criptici, che nell’annuncio del rinnovo del capitano da parte della società vi era scritto “ultima stagione con la Roma”. Ultima. Quindi quando Spalletti dice “voi” «volete farlo smettere, non io», quel voi è (anche) la società. Che poi elogia. «A voi (riecco il voi, ndr) non sta bene niente: il dg non va bene, quelli che lavorano nella Roma non vanno bene… Pallotta si è dato da fare, ha investito».

LO STILE E L’OSTILE – Tornando a Totti. «Io più di dire che è un genio non posso fare. Ma ha un’età e va gestito. Ha dato un contributo fondamentale, ma anche il resto della squadra lo ha fatto. Totti è straordinario, ma non si farà mai nulla se c’è solo lui». E su questo siamo tutti d’accordo. Spalletti torna a parlare dell’ambiente romano, quello brutto e cattivo ma che a lui piace. Perché qui, disse, è l’ideale per lavorare bene. Chissà se la pensa allo stesso modo? «Confermo. Se mi dovrò deformare lo farò a fine anno. I giocatori sono forti e ci continuerò a credere e seminare. Questa è la rosa che ho voluto ed è più forte dell’anno scorso,mi soddisfa e non mi deformo. Vivere sempre nel dubbio e tra lese ispirazioni fa male, è lì che ci vorrebbe più carattere, qualcuno lo sa e non riesce a opporsi». Il carattere di sicuro ci vuole a Firenze, contro una squadra forte ma che in questo momento è un po’ appannata.

MA C’È LA PARTITA – Carattere e solidità difensiva, quelle componenti che in questo momento mancano alla Roma. «E’ vero, prendiamo qualche gol di troppo, ma ne segniamo tanti. La difesa ha un’importanza effettiva nell’economia del gioco di squadre e nel raggiungimento dei risultato. Juan Jesus? Non è tranquillo in questo momento e l’errore di Plzen lo dimostra».

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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