Nicolò Zaniolo

AS ROMA NEWS ZANIOLO ITALIA – L’azzurro gli ha regalato nuovamente il sorriso. E poco importa se Zaniolo ancora non è certo di far parte della lista ristretta dei 23 che Mancini ricaverà dai 33 convocati in Nazionale. A Nicolò serviva cambiare aria, ambiente, staccare la spina dopo una settimana difficile, scrive Il Messaggero.

Ne è conferma la scomparsa dai social, da parte sua e della famiglia dopo il 3-0 alla Lazio, e la ricomparsa ieri con tanto di foto e scatti a Coverciano. Piccoli segnali, dettagli, messaggi in codice ai quali un tempo non si sarebbe dato peso e invece oggi non passano inosservati. Il problema, paradossalmente, non è stato nemmeno non giocare contro la Lazio. Ça va sans dire che c’è rimasto male.

In primis perché alla vigilia non ha ricevuto spiegazioni né da Mourinho tantomeno dai suoi collaboratori. Non che gli fossero dovute ma dopo aver giocato con il freno a mano una settimana prima al Friuli, proprio per non incappare nell’ammonizione che lo avrebbe escluso dalla stracittadina, s’è ritrovato di colpo fuori. Quello che tuttavia ha faticato a capire, più dell’esclusione (dettata da motivi tattici), è il perché non sia entrato nella ripresa.

La Roma ha controllato la gara senza mai dare segni di poca concentrazione o sofferenza. E almeno metà tempo, avrebbe avuto piacere di giocarlo. Anche memore della partita d’andata, quando lui e la mamma erano stati bersagliati d’insulti per l’intero match. E invece no. Delusione che si somma a quella di qualche settimana fa quando, a La Spezia, era partito dalla panchina nella sua città adottiva.

Nicolò è a un bivio. E il derby c’entra poco. Un’esclusione in una gara, seppur importante come quella contro la Lazio, può scalfire l’umore non il valore. Allo stesso tempo, vuole però capire che ruolo ha nei programmi del club. In campo e fuori. Perché al di là delle parole di Mourinho («Rimane almeno sino al 2024»), delle rassicurazioni e delle promesse off record di Pinto, lui mira ad essere al centro del progetto tecnico. Come lo sono Pellegrini e Abraham, che non a caso sono i calciatori che guadagnano di più.

È questo il nodo cruciale di tutta la vicenda che si porta dietro le inevitabili voci di mercato. Dalla Juventus (che intanto è pronta a riaccogliere il direttore commerciale Calvo, finito ai margini) al Tottenham. Tra l’altro, le persone a lui vicine, non hanno potuto non notare che ultimamente per la Roma circolano sempre con più insistenza nomi di calciatori offensivi: Kostic, Guedes, ieri Talisca. E il puzzle, versante calciatore, inizia a comporsi. Anche perché il contratto scade nel 2024 e l’ultima volta che le parti si sono confrontate era metà ottobre.

Se è lecito per i Friedkin rimandare tutto a fine stagione è tuttavia normale che Zaniolo abbia iniziato a guardarsi intorno. Il che non vuol dire cercarsi una squadra. Ma più passano i giorni e più è consapevole di acquisire potere contrattuale. Il rischio per la Roma di trovarsi in una situazione analoga a quella vissuta dalla Fiorentina con Vlahovic, è dietro l’angolo. A meno che, quello che per molti è un rischio, a Trigoria non sia una semplice strategia societaria.

Il caso-Dybala ne è la dimostrazione: per mesi si è parlato di un’offerta imminente, di un pericolo di perdere il calciatore a zero e poi, improvvisamente, la Juventus è uscita allo scoperto decidendo di non rinnovargli il contratto. Pinto ha perlomeno tre sessioni di mercato per ascoltare, valutare, ponderare eventuali proposte o mettersi seduto e trattare con il ragazzo. Consapevole che la Nazionale, a breve, potrebbe rappresentare un ulteriore ago della bilancia. Nel bene e nel male.



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