Dan e Ryan Friedkin

AS ROMA NEWS FRIEDKIN – La tenuta finanziaria della As Roma è nelle mani di Romulus and Remus. Come in un kolossal partorito dalle fervide menti degli sceneggiatori di Hollywood, Dan Friedkin ha scelto di anglicizzare i nomi dei fratelli fondatori della Città Eterna per la sua holding con sede nel Delaware, che controlla di fatto la Roma, scrive La Repubblica.

È nel paradiso fiscale americano, tra i più impermeabili al mondo, che il 26 febbraio del 2020 il patron della Roma ha fondato la sua holding, proprietaria della Romulus and Remus Investments, a sua volta controllante della NEEP Roma e quindi della As Roma. Una fitta ragnatela societaria attraversata da flussi di denaro necessari per ripianare i conti della società, divenuta il club più indebitato della serie A insieme a Inter e Juventus.

L’ultimo allarme risale a pochi giorni fa quando la As Roma, trasformata in una semplice srl dopo l’uscita dal listino di Borsa del 1° luglio 2022, ha depositato il suo bilancio al 30 giugno 2023. Alla riunione, presieduta dall’avvocato e ceo Lina Souloukou di fronte alle sedie vuote della famiglia Friedkin (Dan, il figlio Ryan e Ines Gandini Friedkin erano tutti assenti), sono stati messi nero su bianco i risultati finanziari dell’anno da cui emerge una perdita di 102,8 milioni di euro, un patrimonio netto negativo per 436 milioni e debiti finanziari cresciuti da 323 a 448 milioni.

La As Roma ha visto il bicchiere mezzo pieno comunicando all’esterno soprattutto i dati in miglioramento come la diminuzione della perdita finanziaria, ma i rischi finanziari non sono sfuggiti ai revisori del bilancio che hanno messo in fila le principali criticità che il club sarà chiamato ad affrontare nei prossimi mesi.

Più che i numeri, infatti, quello che colpisce è il duro commento dalla società di revisione Deloitte, la cui analisi è stata in seconda battuta sottoscritta anche dal collegio sindacale della società che ne ha dato seguito anche all’interno della relazione di bilancio.

Nella sua relazione, la società indipendente scrive che «i dati previsionali aggiornati, caratterizzati da elementi intrinseci di soggettività e incertezza, evidenziano un ulteriore deterioramento della situazione finanziaria e patrimoniale del Gruppo, e pertanto un incremento del deficit patrimoniale e un rilevante fabbisogno finanziario».

Insomma, per far tornare i conti della As Roma non bastano lo stadio Olimpico esaurito né le prodezze di Lukaku e Dybala o gli sforzi di José Mourinho, perché i destini del clubrestano legati alle disponibilità finanziarie di Dan Friedkin e alla sua voglia di continuare a coprire i buchi del suo club.

Dalla relazione di Deloitte emerge infatti che, nel corso degli esercizi precedenti, la Romulus and Remus «ha già apportato irrevocabilmente attraverso conversioni di finanziamenti e erogazioni dirette 395,4 milioni di euro e sta continuando a supportare le esigenze finanziarie del Gruppo mediante finanziamenti soci che al 30 giugno 2023 ammontano a 317,4 milioni di euro». I soldi arrivano quindi dal Delaware e nel Delaware si scrive il futuro della Roma e delle sue ambizioni, legate al particolare momento storico che sta vivendo il club.

La crisi del bilancio e gli sforzi per la sopravvivenza finanziaria del club, assicurata ad oggi solo dalle iniezioni di capitale del suo principale azionista, cadono infatti nelle settimane in cui in tanti a Roma attendono il via libera alla costruzione dello stadio sui terreni di Pietralata. Venuto meno il rispetto dei tempi annunciati nell’autunno scorso che inizialmente prevedevano la consegna del progetto definitivo entro il mese di dicembre, in Campidoglio si aspetta adesso l’arrivo delle carte. La consegna del progetto è infatti un passaggio essenziale per proseguire l’iter di approvazione. I tempi ci sono anche se resta da capire fino a quando Dan Friedkin sarà disposto a versare centinaia di milioni di euro per svezzare i figli della Lupa.



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