Ad affondare i tacchetti nell’erba dell’Olimpico, un tempo, era toccato a loro. Da Costa, Falcao, Cerezo, Aldair, Cafu e nobiltà cantando. Ma i tempi cambiano, ovvio, e sarà per questo che adesso la colonia brasiliana della Roma attraversa un periodo di scarsa fortuna. Tra Alisson, Gerson, Juan Jesus, Emerson e Bruno Peres, al momento è solo quest’ultimo ad aver strappato qualche consenso, pur zavorrato da evidenti limiti difensivi.
LE DELUSIONI – Con l’eccezione di Gerson, tutti i calciatori hanno a che fare con la retroguardia. Pensando alla doppia sfida col Porto, logico che a convincere meno siano stati soprattutto Juan Jesus ed Emerson, con quest’ultimo protagonista in negativo sia nel primo match (rigore causato) che nel secondo (espulsione ricevuta). Anche l’ex interista – centrale spesso adattato a esterno sinistro – non ha brillato mai davvero, anche se l’assenza per infortunio di Mario Rui e l’inesperienza dello stesso Emerson lo chiamerà all’opera spesso.
GLI ESCLUSI – Discorso diverso per Alisson e Gerson. Il portiere – dopo un buon precampionato – a Oporto non aveva demeritato, anche se aveva dimostrato delle lacune sia nelle uscite che nel gioco con i piedi. Gerson invece – dopo aver rifiutato l’inverno scorso quel trasferimento a Frosinone che forse gli sarebbe stato utile per inserirsi più in fretta nel nostro calcio – adesso è dietro nelle gerarchie, e una Roma già contestata non può permettersi esperimenti. Insomma, l’esordio di martedì scorso col Porto – offuscato anche da uno sciocco cartellino giallo – chissà quando avrà un seguito. Certo, una premessa è d’obbligo: entrambi sono stati acquistati prima dell’arrivo di Spalletti sulla panchina della Roma. Perciò non sorprende che l’allenatore abbia avuto in testa al momento altre gerarchie: Szczesny come titolare (nonostante non abbia quasi svolto il precampionato in gruppo) e Gerson come buon talento da far crescere con tutta calma. A Trigoria, infatti, sono parecchi a raccontare come lo stesso tecnico si sia meravigliato dell’investimento fatto (circa 25 milioni), non per il valore in sé dei giocatori – il portiere è titolare nella Seleçao e il baby è unanimemente raccontato come uno dei talenti emergenti della scuola brasiliana) – bensì per il fatto che poi alcuni limiti di spesa frenino il mercato su ruoli che invece andrebbero coperti forse con più incisività.
KESSIE’ E BORJA VALERO – Con l’uscita concordata di Vainqueur (Standard), lo stesso Spalletti sabato ha spiegato come il centrocampo non sia «molto folto». Per questo il d.s. Sabatini si sta muovendo su più fronti. Da un lato continua a inseguire Borja Valero, dall’altra draga i giovani talenti. Uno di questi è Franck Kessié, l’ivoriano di 19 anni, dell’Atalanta che domenica ha segnato una doppietta alla Lazio. Ma nonostante col club bergamasco resti in piedi il discorso legato al trasferimento di Ricci, la società nerazzurra ha negato il placet.
MOUTINHO E OBIANG – E allora occhio al colpo di coda nel finale. Alla Roma infatti piace Joao Moutinho, 30 anni a settembre, ex Porto, ora al Monaco. Il centrocampista è stato contattato, ma guadagna 5 milioni netti fino al 2017, senza contare che ha un’offerta doppia anche dalla Cina. Assai più abbordabile, allora, l’ex doriano Obiang, che il West Ham può cedere. Insomma, il lavoro continua. E con l’aria che tira a Trigoria su questo fronte, saremmo un po’ sorpresi se il futuro centrocampista arrivasse dal Brasile.
(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini)
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