Granit Xhaka

ULTIME NOTIZIE AS ROMA – Ipotesi. Provate ad immaginare una Roma che si presenti ai nastri di partenza della prossima stagione con questa formazione titolare. In attesa del recupero completo di Zaniolo, spazio ad un 4-2-3-1 così modulato: Rui Patricio (33 anni); Karsdorp (26), Sergio Ramos (35), Mancini (25), Spinazzola (28); Xhaka (29), Veretout (28); Pedro (34), Pellegrini (25), Mkhitaryan (32); Dzeko (35).

Impressioni? Una formazione niente male, che però – rispetto alle strategie fin qui portate avanti dalla famiglia Friedkin e materializzate dal general manager Tiago Pinto – sorprenderebbe per due ragioni: un monte ingaggi lordo da una ottantina di milioni e, soprattutto, un’età media di squadra esattamente di 30 anni, con mezza squadra abbondantemente «over», scrive La Gazzetta dello Sport.

Tutto sbagliato? Dipende. Una Roma del genere, a nostro parere, sulla carta sarebbe perfettamente in grado di lottare per i vertici della Serie A, anche se difficilmente potrebbe essere una squadra di prospettiva, anche solo per meri motivi anagrafici.

Molto cambierebbe, naturalmente, se al posto di Rui Patricio, Sergio Ramos, Pedro e Dzeko ci fossero Gollini (26 anni), Ibanez (22), Zaniolo (22) e un mister X per il centro dell’attacco ancora da individuare: l’età media si abbasserebbe vistosamente e si potrebbero mettere le basi per un progetto a medio termine. Detto questo, sarebbe lecito pensare che il piano B sia all’altezza della prima formazione? Difficile metterci la mano sul fuoco.

D’altronde, Mourinho sa bene che, visto il suo passato, il metro con il quale sarà giudicato sarà solo uno, quello delle vittorie. La Roma, infatti, negli ultimi 13 anni di astinenza totale dai successi, di piazzamenti ne ha raggiunti diversi, e di ottimo valore, ma non sono serviti per anabolizzare l’immagine né dell’ultimo periodo della presidenza Sensi e ancor meno quelle del duo DiBenedetto-Pallotta.

Non è un caso, perciò, che Mourinho abbia detto: «Sto per tuffarmi in questa missione impossibile, cioè definisco impossibile perché la gente mi guarda considerandomi in un solo modo: un vincente». Proprio vero. In questo senso, sarebbe comprensibile, da parte sua, cercare di ricostruire una sorta di “instant team” come negli anni belli del Chelsea, dell’Inter o del Real Madrid, in cui ha avuto a disposizione calciatori ricchi di esperienza e con un palmares di vittorie che davano le massime garanzie sul fronte della stabilità emotiva.

Non è un caso, in fondo, che parlando delle sue ultime esperienze lavorative, quella allo United e al Tottenham, si sia espresso così: «Non tutti i giocatori sono in grado di reggere la mia pressione. Ho commesso anche io degli errori, sbagliando ad accettare alcuni progetti. Sono andato al Manchester in un momento di transizione e al Tottenham che non ha una storia di successi».

A pensarci bene, sono entrambe due categorie che potrebbero attagliarsi perfettamente anche alla Roma che sta nascendo. Per questo l’allenatore portoghese parla di «missione impossibile». Per questo, invece, vorrebbe un team il più “instant” possibile.



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