Era il sole che tramontava sui tetti di Roma, adesso è diventato un sole che splende altissimo ma oscura tutto quello che c’è intorno. L’addio di Walter Sabatini alla Roma – dopo la rescissione consensuale del contratto che scadeva il 30 giugno – riapre la polemica sul Capitano: «Io gli darei il Nobel per la fisica, viste le traiettorie e le parabole che fa: ha rimesso in discussione Keplero. Però la sua luce abbagliante oscura tutto il gruppo, vista anche la curiosità morbosa che c’è su di lui. La sua presenza comprime la crescita degli altri. Così è un tappo». L’ultima colpa di Totti, insomma, è quella di essere troppo bravo e di esserlo stato per 25 anni e 250 gol. Meglio gli Iturbe (3 gol in 3 anni) e gli Ibarbo (zero), grandemente lodati da Sabatini nella sua conferenza stampa. Respinto con perdite Nainggolan («L’adeguamento del suo contratto non è all’ordine del giorno, senza Champions è cambiato molto»), Sabatini ha spiegato il suo addio: «Il presidente Pallotta punta sulle statistiche e cerca un algoritmo vincente, mentre io vivo di istinto. Vengo sostituito da un’altra cultura». Alla fine di cinque anni di plusvalenze e di «zeru tituli» Sabatini saluta, pronto a ripartire altrove «perché non vivo senza lavoro. Anche se da oggi sono un disoccupato»
(Corriere della Sera – L. Valdiserri)
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