Daniele De Rossi, centrocampista della Roma

(La Repubblica – G. Mura) Prendo spunto da Francesco De Gregori, intervistato a New York da Repubblica. La domanda è: “Ci dica almeno se è ottimista o pessimista”. La risposta: «Sul mio futuro personale e professionale, molto ottimista. Per il resto, mi creda, non passo la mia vita a pensare al futuro del mondo». Autointervistandomi a Milano, buon modo per tenersi allenati, mi sono risposto: «Sul mio futuro personale e professionale credo che gli anni migliori siano alle spalle e non li vedo più neanche con gli occhiali (Herbert Pagani 8). Per il resto, mi sforzo di non pensare al futuro del mondo perché già mi angustia il presente».

Per esempio, i filmati della Sea Watch su come si comportano i libici della Guardia costiera, con fruste e bastoni sui migranti, i migranti che piuttosto che tornare in Libia si buttano in mare e vanno a fondo (fa meno male ed è più veloce che sotto le torture), l’elicottero della nostra Marina militare che invita, inascoltato, i libici a collaborare con la nave dell’ong tedesca, tutto questo dovrebbe chiarire le idee a chi pensa che sia una genialata l’accordo caldeggiato dal ministro Minniti. Leggo sul Manifesto una dichiarazione di Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri alla Camera: «La collaborazione con la Guardia costiera libica finora si è rivelata utile». Utile a chi? Ai libici senza dubbio. Prendono soldi dai migranti per imbarcarli, prendono soldi dall’Italia per riportarli indietro, nelle loro ospitalissime contrade, nei campi-lager dove nessun controllore internazionale è mai riuscito a entrare. Un doppio affare su binario illegale (gli scafisti) e in apparenza legale (i militari). Voti: Minniti 0, Quartapelle 3.

Per fortuna c’è il papa. Francesco, 9. Lo so, non è il primo. Tengo d’occhio il papa, ma ne sbagliasse una che è una. Meno male che non l’hanno eletto, uno così, quando andavo alle medie e mi commuovevo con Alberto Lupo-dottor Manson. C’era il rischio che il mio buonismo precoce mi portasse in seminario. Meglio così, tutto sommato. L’ultima di Francesco era sui giornali di venerdì. Dal 2018 il Vaticano non venderà più sigarette, sigari e tabacco in genere. Ha dichiarato Greg Burke, il portavoce: «La Santa Sede non può cooperare con un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone». Le sigarette, vendute ai dipendenti e ai pensionati del Vaticano, ai religiosi e ai diplomatici, a prezzi stracciati, per un massimo di 5 stecche al mese. Mi sa che c’era un discreto giro lì intorno, a prezzi stracciati anche i migliori sigari cubani, ma non è questo il punto. Poiché nessun profitto può considerarsi legittimo se mette a rischio la vita delle persone, stop. L’Oms parla di 7 milioni di morti da fumo ogni anno in tutto il mondo. Per Francesco, è uno scandalo l’incoerenza. Con coerenza, rinuncia a far entrare nelle casse vaticane 10 milioni di euro l’anno. Bravo.

Bravo anche Enrico Polidori , 28 anni, attaccante dell’Angelana ( terza in classifica nell’Eccellenza umbra). La storia è sul Corsera. Partita in casa del Trasimeno, che segna in avvio. Polidori fa l’1-1. Poi, su un corner, il pallone gli rimbalza su una mano, va contro la traversa, un suo compagno segna il 2-1. Gli avversari protestano, ma il gol è convalidato. Polidori va verso il centro del campo, poi torna indietro, parla con l’arbitro, gli dice che ha toccato il pallone con la mano e che il gol è da annullare. L’arbitro lo annulla. Nel secondo tempo il gol della vittoria è ancora di Polidori, su rigore. «Mi sembrava scontato ammetterlo. Lo sport dovrebbe essere sempre questo: fatica, impegno, divertimento, ma soprattutto rispetto dell’avversario. Sono stupito dal clamore suscitato da questa vicenda che secondo me doveva passare inosservata. Nel calcio c’è troppa pressione, anche nelle serie minori. In altri sport c’è più correttezza». Sì, ma intanto gli arrivi un 7. In genere, queste storie riguardano squadre giovanili. Fa piacere che a 28 anni e in Eccellenza qualcuno ragioni ancora così.

Fa piacere che passi così poco tempo tra la sconfitta di Stoccolma e l’attesissimo ma non garantito miracolo a Milano. Star sospesi è una situazione scomoda. Dentro o fuori, domani sapremo. Ma intanto non vedo un’Italia vestita a lutto, né sento pianti e stridor di denti. Campioni del mondo nel 2006, eliminati al primo turno nel 2010 e 2014, attualmente sospesi, qualcosa il filotto negativo vorrà pur dire. L’esperienza insegna che la Nazionale è di tutti quando vince, tricolori nelle piazze e ai balconi. Abbiamo vinto. In caso contrario, hanno perso. Cominceranno i processi (a Ventura, a Tavecchio, ai centrocampisti, agli attaccanti, a chi vi pare). E dureranno poco, fino a sabato: derby di Roma, Napoli-Milan, e ancora Samp-Juve, Inter-Atalanta. Se l’Italia non va in Russia, a Napoli tiferanno per Mertens, a Torino per Dybala e Higuain, a Milano per Icardi, Biglia e Suso, a Roma per Nainggolan. E non sarebbe una novità.



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