Mohamed Salah

(Il Messaggero – A. Angeloni) Che cosa vuoi dire a uno che, in 47 partite, va a segno 43 volte e inventa 15 assist? Cosa, nulla. Sono numeri d’oro, da Pallone d’Oro, da oro d’Egitto. Momo Salah è il primo giocatore nella storia del Liverpool ad aver timbrato in cinque gare consecutive di Champions League (10 reti in totale, preliminare compreso) e 33 sfide stagionali e i Reds, nella loro storia di bomber ne ha avuti, da Rush a Torres, tanto per fare qualche esempio vecchio e nuovo. Una rete ogni 87 minuti, poco meno di un gol a partita. E’ lui il dominus del tridente del Liverpool, nel quale segnano a raffica anche gli altri, Firmino (27) e Mané (19). E’ successo a Roma, da spalla di Dzeko, che proprio con Momo, ha tagliato il traguardo dei 39 sigilli stagionali. Dove c’è Salah ci sono i gol, insomma, non solo i suoi. E’ una festa per tutti.

PASSIONI E TRADIMENTI Un idolo a Firenze (dopo il trasferimento nella Capitale, un po’ meno), idem a Roma (nessuno lo detesta, oggi è il rimpianto vivente), un eroe a Liverpool e una specie di primo ministro-presidente in Egitto, il suo paese, che lo coccola e lo sbandiera come orgoglio nazionale. Monchi, il ds della Roma, vive di nostalgia, ma non può ammettere i suoi rimpianti: perché davanti a lui e alla Roma c’era un obbligo di cessione, anche se lo stesso Momo voleva lasciare la capitale per quel senso di rivalsa verso la Premier, che (quando era al Chelsea con Mourinho) lo aveva respinto e considerato uno come gli altri. In inghilterra quest’anno sì è tolto i primi macigni dalle scarpette, segnando a grappoli e essendo pure eletto come miglior calciatore della Premier. Lui non è vendicativo, non un rancoroso, se segna non esulta davanti a chi lo ha fischiato (Firenze) né verso chi lo amerà per sempre (Roma). Figuriamoci se un giorno potrà mai dire qualche parolina poco carina nei confronti di Mou o del Chelsea. A questo penserà, semmai, il suo manager, che spesso si è dedicato verbalmente alla Fiorentina.

ARRIVEDERCI ROME «È vero, io ho venduto Salah, perché costretto dai vincoli Uefa». La Roma si gode i bonus della cessione, circa otto milioni, dopo averne incassati 42, che oggi sembrano spiccioli, visto che Salah ne varrà duecento. «La spiegazione – ammette Monchi intervenuto a Onda Cero – è che l’anno scorso siamo stati costretti a cedere entro il 30 giugno e se non lo avessimo fatto oggi non saremmo in semifinale di Champions. Lo abbiamo venduto al massimo per le cifre di quel momento. Poi il mercato è impazzito e io non me lo aspettavo».

IL CAIRO RINGRAZIA Salah anche alla Roma aveva fatto bene, ma era un calciatore diverso. Segnava meno (34 reti in 82 partite), difendeva di più, si stancava. Klopp lo ha regalato solo alla profondità, a rincorrere ci pensano gli altri. E lui è diventato il Messi dei Reds, con le cifre da Ronaldo. Non sarà mai un’icona mediatica, non ha la pelle tatuata e i capelli sono sempre pettinati allo stesso modo. E’ un fenomeno di semplicità. Sorride e segna, non esulta e segna, ama (le ex) e le tradisce. Un anti eroe. Che ama il suo paese, dal quale viene ricambiato: il suo popolo, alle elezioni dello scorso marzo, lo ha eletto con un milione di voti, senza che Momo si fosse candidato. L’Egitto andrà al Mondiale in Russia e avrà il suo volto, dopo 28 anni di assenza: la squadra egiziana mancava da Italia 90, Momo era un ragazzino di due anni. Dopo la Champions, il campionato del mondo, che diventa un altro treno su cui salire per essere trasportati verso il Pallone d’Oro. I numeri per vincerlo ci sono, specie se dovesse alzare la Coppa a Kiev. «Mi congratulo con il figlio dell’Egitto, Mohamed Salah, per i sui gol», il messaggio del presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. «Salah è la stella, i suoi risultati confermano le grandi capacità del popolo egiziano. E’ l’orgoglio del nostro paese».



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