(La Repubblica – M. Pinci) Quando parla di lui, Jürgen Klopp pare indossare i guanti, quasi rischiasse di sgualcire le sete orientali di cui è fatto. E forse mente, quando dice che «se Salahè il calciatore che ci stiamo godendo ad Anfield, è anche grazie alla Roma». In realtà da quando è tornato in Inghilterra, da dove Mourinho l’aveva esiliato nel 2015, Mohamed Salah non somiglia nemmeno un po’ all’esterno che a Roma faceva segnare Dzeko e falliva più gol di quanti ne facesse. Se stasera Klopp potrà festeggiare le 150 partite col Liverpool in una semifinale di Champions League, è soprattutto perché Salah non sbaglia mai. Semmai, ha aggiunto colpi a un repertorio che pareva limitato a irresistibili fughe a testa alta, accenni di dribbling e tiri mancini sul secondo palo. Se durante gli anni italiani le lunghe fughe ne offuscavano la vista, al Liverpool ha ridotto i metri da coprire e aumentato la produzione. Due conclusioni su tre le mette in porta, l’avversario lo salta una volta su due, anche di più. E dei 31 gol in Premier, roba che fino a oggi era stata appannaggio esclusivo di gente come Shearer, Cristiano Ronaldo e Suarez, “solo” 24 li ha segnati col suo piede sinistro, addirittura 5 col destro, oltre a una minima dose di colpi di testa riusciti. Viene da chiedersi se sia nato prima l’uovo o la gallina. Ossia: è Salah che contribuisce a fare del Liverpooldi Klopp il miglior attacco mai visto ad Anfield dal 2004, quasi 2 gol e mezzo a partita? O è la capacità dell’allenatore di sviluppare il gioco offensivo col mitico gegenpressing, ad aver trasformato l’esterno egiziano in un attaccante implacabile? Giochino divertente ma superfluo. Di certo a Roma- dove il conto dei gol lo tengono da quando se ne è andato – nonostante i colleghi Firmino e Mané, non si parla che di lui: Di Francesco ha negato di studiare una soluzione speciale per fermarlo, qualche giocatore lo confessa, ma senza esporsi. Vogliono fargli una sorpresa, i suoi ex compagni.
A Guardiola non è andata troppo giù, eppure calciatori e allenatori hanno votato lui – e non la star del City Kevin De Bruyne – miglior calciatore dell’anno in Inghilterra, “perché i calciatori sanno quanto sia difficile far gol”. Per tutti, non per lui. Secondo il suo capitano Jordan Henderson, più che il passato romanista a mettere il sorriso alla sfinge è stato l’impatto con Liverpool: «Qui l’allenatore lo ha aiutato a crescere, ora lui è sempre in palestra, a sviluppare la forza, e sul campo a migliorare il tiro. E il risultato si vede» . La domanda è fino a quando, ma ad Anfield sono abituati: nello store dietro lo stadio, ancora compaiono sciarpe e magliette con la faccia di Coutinho, come non bastasse averci fatto 160 milioni, con il suo trasloco a Barcellona. Se pure in futuro toccasse a Salah, di certo non mancheranno i souvenir.
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