(Leggo – F. Balzani) Trentaquattro gol, ventiquattro assist e più di qualche rimorso. E’ quello che ha lasciato Salah alla Roma in due anni. Non è solo la notte delle rivincite quindi, ma pure dei ritorni di fiamma per Momo che 10 mesi fa ha fatto le valigie per Liverpool dove sta per conquistare la Scarpa d’Oro e dove ha già conquistato tutto Anfield. «Ma per me sarà difficile affrontare la Roma. Amo ancora quella maglia, quella città e quel club», ha ammesso l’egiziano ieri a Sky. «Ogni giorno parlo con i giocatori, ieri stavo parlando con Francesco Totti. Provo tante emozioni contemporaneamente. Li conosco, abbiamo giocato insieme per due anni, sanno come gioco, io so come giocano, non sarà una partita facile. Emotivamente è qualcosa di particolare, ho lottato per quella maglia per due anni poi sono andato via, ora devo affrontarli, è come tornare indietro». Ora però Salah vuole andare avanti, in Champions ovviamente. «Vincerla sarebbe fantastico. Non riesco nemmeno a paragonare i premi individuali alla Champions. Sarebbe qualcosa di incredibile, sono sicuro che lotteremo per questo, daremo più del 100% per andare a Kiev». Decisivo, per l’esplosione totale di Salah, è stato Jurgen Klopp che però riconosce pure i meriti della Roma: «È anche grazie alla Roma se oggi è diventato il campione che è. Sarà avversario per 90 minuti e dimostrerà la sua professionalità, poi tornerà ad essere loro amico dei giallorossi». Il tecnico dei Reds è a caccia della seconda finale di Champions della sua carriera (nel 2013 la perse col Bayern) e ha parlato pure di Di Francesco: «Io e lui abbiamo avuto un percorso molto simile nel calcio, abbiamo cominciato entrambi da squadre piccole. Di Francesco come me ama il calcio e fa giocare molto bene le sue squadre. Fisicamente non c’è paragone: è molto più in forma lui anche se entrambi portiamo gli occhiali (ride, ndr). Se allenerò in Italia? A malapena so ordinare un piatto di spaghetti». Infine un chiarimento dopo una battuta infelice al termine di Roma-Barcellona: «Ho detto che non ci potevo credere ma non era una mancanza di rispetto: certe cose nel calcio sembrano incredibili ma accadono. Ammiro moltissimo la Roma, il suo ds Monchi e soprattutto Dzeko, lo seguo da quando giocava in Germania».
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