Non ditegli che è scostante perché non è vero. Mohamed Salah è un egiziano metodico. Lo scorso anno di questi tempi, cioè alla nona giornata di campionato, aveva segnato 5 reti. Proprio come adesso. E al Sassuolo, in casa oppure in trasferta, ha fatto 3 gol divisi con precisione scultorea in tutte le partite giocate. A nessun’altra squadra ha creato più danni in carriera, né in Italia né all’estero.

MIGLIORAMENTI – Se esiste la migliore coppia d’attacco della Serie A, non è soltanto merito di Dzeko che pure ha segnato 8 volte, provocato due rigori e fornito due assist. Si deve anche all’altra metà della mela che direttamente, o indirettamente, ha lanciato la squadra un orbita nella classifica a squadre. Soltanto una volta, nel 1960/61, la Roma aveva prodotto di più in attacco. E questo è un segno di benessere assoluto. Specialmente di Salah che dopo un inizio così così, rimproverato pubblicamente da Spalletti per lo scarso apporto alla fase difensiva e per l’insufficiente efficacia offensiva, ha cominciato a decidere le partite.

SVOLTA – A Napoli è stato il migliore in campo, mentre con il Palermo ha conteso fino all’ultimo a Dzeko e Paredes il premio di giocatore top della partita. Ma quello che più conta per la Roma è riaverlo ai livelli auspicati. Salah che cambia marcia, Salah che non si tiene, Salah che non si intenerisce. Per questo è stato comprato l’anno scorso, alla modica cifra di 22 milioni, e su questa strada deve proseguire per valorizzare l’investimento. Nella scorsa stagione era arrivato a 14 gol in campionato più 1 in Champions; quest’anno può aspirare a qualcosa di meglio. gestirlo. «Spero che non sia in giornata, anche perché noi gli portiamo fortuna» ha detto con un pizzico di sana autoironia, ricordandone le imprese al Mapei Stadium e non solo. Già conduceva il Sassuolo, Di Francesco, quando Salah scappava via in contropiede con la maglia della Fiorentina giusto davanti al settore ospiti, incredulo davanti a cotanta grazia: è stato quello, il 14 febbraio 2015, il suo primo gol in Serie A. Al quale poi ha aggiunto lo splendido sinistro volante all’Olimpico, nel 2-2 tiratissimo dello scorso campionato, e il piatto a giro che è uno dei pezzi forti del repertorio con il quale ha aperto la partita, ancora a febbraio ma un anno dopo.

PROSPETTIVE – Si era all’inizio del ciclo Spalletti e l’allenatore, appena arrivato, lo definì «un campioncino che dev’essere più curioso». Gli chiedeva di correre al di là della linea difensiva, di non cercare sempre la palla sui piedi, perché è proprio in profondità che avrebbe potuto provocare i maggiori danni all’avversario. Piano piano i risultati si stanno vedendo. E il Sassuolo trema davanti alla tradizione: al Mapei Stadium la Roma ha vinto tre volte su tre.

(Corriere dello Sport – R. Maida)



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