Patrik Schick

(Corriere della Sera – G. Piacentini) Viaggio all’interno di una crisi. Che non è di un solo giocatore, ma di un intero reparto. La Roma non segna (quasi) più, nonostante sia una delle squadre che crea e tira di più. La formazione giallorossa ha chiuso il girone di andata con il settimo attacco della serie A e 29 reti (ma con una partita in meno), troppo poche per ambire a vincere, anche se si ha la migliore difesa del campionato, con 12 gol subiti.

Registrato lo scarso contributo dei centrocampisti (2 reti Pellegrini, Gerson e Nainggolan, 1 Strootman), ci sono numeri che inchiodano gli attaccanti. Nessun calciatore in doppia cifra – Dzeko è fermo a 8 reti in campionato contro i 13 dello scorso anno nello stesso periodo, El Shaarawy a 4 e Perotti a 3 – e zero gol dai nuovi acquisti: Schick, Cengiz Under e Defrel la scorsa estate sono costati, bonus compresi, poco meno di 80 milioni di euro, e finora non hanno realizzato in campionato (Schick ha segnato un gol, inutile, in Coppa Italia contro il Torino) nemmeno una rete.

Un rendimento che nessuno aveva messo in preventivo, a partire dal d.s. Monchi e da Di Francesco, che li hanno voluti fortemente. Il caso più eclatante è quello di Schick, che il tecnico sta provando ad inserire gradualmente, ma che finora ha dimostrato di trovarsi meglio da prima punta che da attaccante esterno, unico ruolo in cui è possibile immaginare una convivenza con Dzeko (eletto miglior calciatore romanista del 2017) nel 4-3-3. Defrel è stato vittima di qualche infortunio di troppo – attualmente è ancora fermo per la botta alla rotula ricevuta col Genoa il 26 novembre – mentre Cengiz Under è l’uomo della disperazione, da mandare in campo nei minuti finali quando c’è da recuperare. Proveranno a sbloccarsi, se giocheranno, sabato contro l’Atalanta: hanno un girone di tempo per convincere tutti che la Roma non ha sbagliato a puntare su di loro.



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