Edin Dzeko e Patrik Schick

Un tempo – 10 marzo – fu: “Schick e Dzeko possono giocare insieme? Devono”; un mese dopo è diventato: “Ne sceglierò uno dei due”. Ranieri usa la pretattica o semplicemente fa marcia indietro. Perché se il tecnico va contro il suo credo (“mi piace giocare con due attaccanti, l’Udinese però vuole questo e credo che sceglierò uno dei due”), ovvero 4-4-2, evidentemente questa squadra non può mettere quei due nelle condizioni di giocare insieme. Quindi, la coppia oggi è in crisi, tanto per usare una forzatura dialettica. O forse coppia – intesa come uno vicino all’altro – non lo è mai stata.

Dzeko è fermo a sette gol all’Olimpico e cinque in Champions, gli manca la rete casalinga dal 28 aprile scorso. La prestazione però, Dzeko, alla fine l’ha quasi sempre portata a casa e questo Ranieri lo ha apprezzato, conosce la sua importanza dentro la squadra, anche senza gol. Schick, invece. Perché meriterebbe di giocare? Perché è un grosso investimento e non va buttato dalla finestra. Perché a Genova ha contribuito, specie con Edin al fianco, a far vincere la partita alla Roma. Perché quel talento prima o poi lo farà vedere etc etc. Il problema è tutto qui. Un allenatore, è successo a Di Francesco e sta più o meno accadendo lo stesso a Ranieri, guarda molto l’aspetto caratteriale di un calciatore. Tra due calciatori non al massimo, prende sempre quello che spaventa gli avversari con la sua presenza, con la fisicità, con l’esperienza. Domani vedremo chi tra i due la spunterà: la sensazione è che la pallina si rifermerà di nuovo sul nome di Dzeko.

Il tecnico sul futuro dice: “Sarà un cammino difficile, ci sono molte squadre che lottano come noi e dobbiamo fare molto per i nostri tifosi. La Champions è lì, ci vogliamo andare. Il Totti dirigente? La persona giusta per il futuro perché ama Roma è capace e passo dopo passo sta entrando in questo aspetto. Ha voglia di entrare in alti livelli, bisogna saperlo anche aspettare e farlo crescere perché nessuno nasce imparato. Ogni lavoro ha i suoi pregi e difetti. Lui sa molto del calcio giocato e sta ampliando le sue conoscenze”.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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