L’atmosfera natalizia, al netto dei brindisi e delle strette di mano pre e post conferenza, alberga altrove. Le critiche ricevute per l’impiego di Gerson a Torino non sono piaciute a Spalletti. E alla prima occasione che gli si presenta, il tecnico va giù duro. Prima difendendo giustamente il ragazzo («Lui ha un quindicesimo di responsabilità per la sconfitta di Torino, anzi non c’entra proprio niente. Prendetevela con me») poi scivolando in un’autocelebrazione che suona alquanto stonata: «Io sono andato via perché la stampa e la società dicevano che non ero all’altezza. Quando ero con lo Zenit di voi però non si parlava più e nessuno mi sapeva raccontare niente della Roma. E invece Luis Enrique ha vinto con il Barcellona, Ranieri ha vinto la Premier, qui invece è rimasto tutto uguale». Ricordando che proprio l’anno in cui lasciò la Roma, Ranieri sfiorò lo scudetto e che la stagione seguente i giallorossi raggiunsero gli ottavi di Champions, per poi inanellare con Garcia due secondi posti in campionato e un’altra qualificazione agli ottavi di Champions, è singolare che Spalletti dica queste cose dopo che negli ultimi mesi ha reiterato il messaggio che questo «è l’ambiente ideale per lavorare».

L’AMBIENTE – Tra l’altro un giocatore a lui caro, De Rossi, non più tardi di 20 giorni, ha chiarito come «in passato anche io pensavo che i mancati risultati dipendessero dall’ambiente. Crescendo però capisci che è una spiegazione che lascia il tempo che trova». Il «nessuno mi sapeva raccontare niente della Roma» non è piaciuto a Trigoria. Anche perché i tour europei dello Zenit non è che abbiano lasciato tracce indelebili: una volta eliminati nel preliminare di Champions dall’Auxerre, un’altra fuori al girone e due volte che Lucio è riuscito ad approdare agli ottavi, è stato eliminato dal Benfica e dal Borussia Dormtund.

LA PROVOCAZIONE – Tornando all’attualità, il tecnico conferma le parole dette a France Football («Se non vinco me ne vado»): «È quello che dico sempre. Nel calcio si usa così, se non ci sono presupposti di vittoria si va via. Non ci vedo niente di scandaloso, anzi, sarebbe più scorretto dire ‘Non ho vinto niente, facciamo 5 anni di contratto’». Poi si concentra sul Chievo. Prima dando qualche indicazione sulla formazione («Mario Rui non è pronto per giocare, Vermaelen forse sì») e infine rivolgendo un appello alla squadra e alla piazza: «Non buttiamo tutto via perché abbiamo perso con la Juventus, questi ragazzi devono rimanere convinti e con la giusta autostima. Vogliamo vincere in maniera assoluta contro il Chievo». Passerella finale sul mercato: «Potremmo prendere un centrocampista». Il nome è Rincon. E, come esterno, torna di moda El Ghazi.

(Il Messaggero – S. Carina)



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