AS ROMA NEWS MOURINHO TOTTI FRIEDKIN – Il grido d’aiuto, lo aveva lanciato per primo Mourinho. Sì, proprio lo Special One, uno che nell’immaginario popolare non ha bisogno di nessuno se non del suo ego per andare avanti. Eppure, un anno fa, proprio di questi tempi José uscì (nuovamente) allo scoperto, scrive Il Messaggero.

All’epoca, senza parlare. Optò per il silenzio ma fece lo stesso rumore. Dopo Roma-Milan, il portoghese dribblò tv e conferenza stampa post-gara. Basta combattere contro i mulini a vento. Meglio il silenzio. Fu come al solito una strategia mediatica: fece più rumore di mille invettive e aprì il campo ad altrettante interpretazioni. Che nelle conferenze seguenti, portarono a far circolare il nome di Totti.

Mou era/è scaltro. Voleva solleticare la pancia del tifo per avere finalmente uno che lo affiancasse nelle intemerate contro il mondo arbitrale ed esprimesse la linea politica del club nelle situazioni delicate. Budapest è una ferita che non riuscirà mai a rimarginare. Voleva quindi per lui e la Roma una figura di riferimento anche per la piazza. Un Totti, per intenderci, ma per José – e Francesco questo lo sa – non doveva essere per forza l‘ex Capitano in persona. Mou qualche idea alternativa ce l’aveva (Boniek e Boban).

Non aveva però fatto i conti con i Friedkin. Impermeabili ai messaggi, votati più alla diplomazia che allo scontro, la proprietà statunitense, almeno a livello dirigenziale, ha dimostrato in questo triennio di volersi circondare di persone poco inclini ad alzare la voce.

Per quello fino a gennaio c’era Mou, ora tocca a Daniele che ha modi diversi rispetto allo sciamano portoghese ma buca lo schermo come e quando vuole. Anche perché il famoso caffè di Totti ormai è diventato freddo e non si riscalderà in futuro, soprattutto dopo le ultime parole rilasciate a Il Messaggero.

Ma la sostanza non cambia. Se non sarà Francesco, continua a mancare una figura che possa fare da trait d’union con l’esterno, che possa fare da scudo a Daniele quando serve e che possa evitargli di trascorrere l’intera prima conferenza stampa stagionale a parlare di Dybala, di mercato oltre alle strategie societarie anziché del Cagliari. Per quello dovrebbero esserci – se la presidenza ha deciso di non parlare – un direttore sportivo o un amministratore delegato. Ma la Roma tace. E non da ieri.



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