(Il Messaggero) Una volta erano gli errori arbitrali, oggi sono le decisione dei Var, intesi come arbitri davanti al video. Cambiano i fattori, ma il prodotto nel nostro calcio non cambia. Le polemiche comunque restano, sia pure in misura ridotta rispetto al passato. L’introduzione della Var (qui intesa come tecnologia) è stata una vera rivoluzione per il mondo del calcio, per ora italiano e di pochi altri, ma sembra ancora non bastare a spazzare via sospetti e illazioni. Certo, la tecnologia, comunque affidata a persone, non è perfetta, ma perfettibile certamente, ma si basa su un concetto che non è cambiato rispetto al passato: la figura dell’arbitro in mezzo al campo resta sempre quella centrale: è a lui che spetta la valutazione primaria e, anche davanti a eventuali richiami su possibili errori, quella finale. Con la Var, finora sono stati corretti numerosi errori arbitrali (stimata una percentuale di 3,5 a giornata) con grande incidenza sui fuorigioco (i gol irregolari sono praticamente spariti…) e una buona influenza anche sui calci di rigore.

Senza queste correzioni (presi in esame solo gli interventi Var) l’ipotetica classifica della serie A, al termine del girone d’andata, avrebbe visto la Juventus campione d’inverno con tre punti sul Napoli, mentre Roma e Lazio (per i biancocelesti preso in considerazione anche il clamoroso errore contro il Toro dove il Var è intervenuto. ma nel modo sbagliato) avrebbero scavalcato l’Inter, che scivolerebbe indietro di un solo punto (quello preso sabato scorso contro la Lazio) perché il Var, nel mancato rigore a favore della Roma alla seconda giornata, non era intervenuto.



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