Ha il contratto in scadenza con la Roma ma con la Nazionale sembra aver firmato un patto a vita. Daniele De Rossi in azzurro si diverte e non si stanca mai. Segna, decide, guida. Nessuno, né i commissari tecnici né i tifosi, si azzarda a metterlo in discussione, considerandolo indispensabile. A Roma è diverso: ogni giorno deve dimostrare di essere vivo e ogni giorno, più o meno volontariamente, divide le folle con gesti e parole.
SODDISFAZIONI – E’ vero che non è da questi particolari che si giudica un giocatore, come ha osservato Daniele De Rossi e prima di lui De Gregori, ma è diventata consistente la differenza percentuale di gol tra il club Roma e il club Italia. De Rossi con la Nazionale segna un gol ogni 5 partite, l’ultimo giovedì a Torino contro la Spagna su calcio di rigore. Da tempo ha stabilito il record romanista in azzurro, doppiando un certo Totti che si è fermato dieci anni fa a quota 9, e piazzandosi al nono posto della classifica all time insieme con Roberto Bettega. E’ anche il centrocampista più prolifico della storia italiana, se si eccettua Mazzola che aveva caratteristiche molto più offensive e ora lo precede di soli tre gol (22).
CONFRONTO – Con la Roma, De Rossi sul piano offensivo produce più o meno la metà: la sua ultima rete risale addirittura a un anno fa, il 20 ottobre a Leverkusen, quando i gol furono addirittura due. Praticamente dal ritorno di Spalletti, anche a causa degli infortuni al maledetto polpaccio, non ha mai preso la porta. Nei precedenti tre campionati – escluso quello in corso – ha raggiunto quota 4, quanti ne aveva fatti nell’unico torneo con Luis Enrique, allenatore che per mentalità stimava particolarmente. Questione di compiti tattici che gli vengono assegnati, ha spiegato lui non molto tempo fa. Però il dato è ugualmente interessante.
DISCIPLINA – Forse è una questione di tensione: De Rossi è un uomo di personalità, non ha paura delle grandi partite. Ma sente tantissimo la maglia della Roma, moltiplicatore di passione all’interno della professione. Non soffre il giudizio della critica se sbaglia una partita in Nazionale, perché lì rappresenta l’azzurro come gli altri, ma soffre la delusione dei tifosi quando la Roma perde, perché della squadra in cui è nato ritiene di essere un simbolo. Così forse si spiega anche il diverso comportamento: De Rossi è stato espulso due volte in Nazionale, rischiando di pagarla cara al Mondiale del 2006 per la gomitata allo statunitense McBride, in 109 partite, dunque a una media di 0,018 volte. Nella Roma invece le espulsioni in carriera sono state 12, l’ultima gravissima contro il Porto nel playoff di Champions League, in 528 presenze: media dunque più alta, 0,022.
RIPRESA – Oggi De Rossi torna a disposizione della Roma dopo aver riposato in Macedonia. Tra i migliori contro l’Inter, sabato cercherà il bis a Napoli. Dove lo scorso anno si vide annullare un gol decisivo per questione di centimetri: la statistica, che Sabatini non ama, è anche questione di fortuna
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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