Josè Mourinho

ULTIME NOTIZIE AS ROMA GENOA MOURINHO SHEVCHENKO – Alla fine, vince quasi sempre il tempo. Se anche Armand D’Hubert e Gabriel Feraud, i rancorosi duellanti del celebre racconto di Joseph Conrad, dopo circa un ventennio deposero le armi, nessuna sorpresa perciò che Andriy Shevchenko e José Mourinho, a quindici anni dall’inizio della loro malinconica convivenza al Chelsea, adesso sono pronti a spargere sorrisi l’uno sul cammino dell’altro, come del resto stanno già facendo, scrive La Gazzetta dello Sport.

«Ho grande rispetto per Mourinho, il suo arrivo ha dato tantissimo al calcio italiano», ha detto l’ex attaccante ucraino al suo arrivo al Genoa. «È stato uno dei più grande del suo periodo, ma purtroppo ha avuto parecchi infortuni», aveva scritto lo Special One – ora alla Roma – ricordando gli anni londinesi insieme. Tutto molto bello, perché lasciare che si depositi la polvere dei conflitti è atteggiamento maturo. Per questo domenica, quando si sfideranno, la stretta di mano sarà ragionevolmente sincera e, per quanto riguarda il portoghese, forse anche soddisfatta, visto che al povero Sheva, al suo esordio in Serie A, ai sicuri assenti Maksimovic, Vanheusden, Bani, Touré, Destro e Fares, ieri si sono aggiunti anche Criscito e Caicedo.

Eppure ci sono stati anni in cui le incomprensioni fra i due sono state ruvide. Nel 2009 infatti, al momento del passaggio alla Dinamo di Kiev, l’attaccante aveva detto: «Il mio flop al Chelsea è stato per colpa di Mourinho. Lui era un ottimo organizzatore, attento a ogni dettaglio prima delle partite. Da questo punto di vista, era incredibile, ma forse avrebbe bisogno di parlare di più con i suoi giocatori».

In realtà, raccontano le cronache di quegli anni, allo Special One l’acquisto di Shechenko sarebbe stato imposto da Abramovich, che lo prelevò per 45 milioni dal Milan, dove aveva segnato 175 gol in 322 partite, vincendo quasi tutto – Pallone d’Oro compreso – venendone ripagato con appena 22 reti in 77 match, sgranati in due stagioni e mezzo. Davvero fu colpa di Mou oppure, come si disse, anche della divorante passione per il golf? In realtà lo stesso Sheva spiegò tutto così: «Gli infortuni sono stati la causa principale del mio insuccesso in Inghilterra. I tifosi del Chelsea non hanno mai visto il vero Shevchenko. Il calcio inglese è più fisico e veloce rispetto a quello italiano, che è maggiormente tecnico».

Nel 2007 però, rispondendo a una tifoso del Chelsea che gli chiedeva dove fosse «la superstar», cioè Shevchenko, Mourinho ironico mimò uno swing da golf, mettendosi a ridere. Inutile dire che il cui video fece il giro del mondo. Quando però l’ucraino tornò al Milan in prestito, il commiato del portoghese fu elegante: «Credo che in futuro tornerà a essere un giocatore di grande qualità, ma ha bisogno di un cambiamento, di una sfida diversa e di un ambiente diverso per essere felice. Al Chelsea non era la mia prima opzione, avevo chiesto un altro giocatore e sapevo che in quel momento il club stava facendo di tutto per darmi i giocatori che volevo, o almeno uno di loro, ma non è stato possibile per varie ragioni. E quando ho dovuto confrontarmi con l’ipotesi Shevchenko ho detto sì, perché è senza dubbio un giocatore di grande qualità».

In realtà, però, il «Sun» attribuì a Mourinho commenti ben più pesanti, che coinvolgevano la moglie Kristen. «Per sapere se Shevchenko andrà al Milan non dovete chiederlo a lui. In casa mia comando io, mentre nel caso di Andriy, se sua moglie alza la voce, lui corre a nascondersi sotto il letto con la coda fra le gambe».

Frasi che evidentemente non hanno trovato seguito. Più circostanziate, invece, furono le spiegazioni tecniche. «In rossonero era come un principe, ma al Chelsea la nostra filosofia era diversa. Non avevamo principi, tutti sono uguali, tutti hanno bisogno di lavorare allo stesso modo, e tutti devono meritare di giocare. Per questo penso che abbia perso fiducia in se stesso, ma io non ho mai avuto problemi personali con lui». E allora, domenica, la sfida sarà solo fra carissimi rivali che non avranno nessuna intenzione di rivangare il tempo perduto. D’altronde, per entrambi, il presente e il futuro paiono già abbastanza impegnativi.



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